Qualcuno dirà che è finita una epoca, e sarebbe difficile dargli torto.
Sono passati oltre 25 anni da quando la Adobe ha lanciato sul mercato due prodotti software che avrebbero definito il mondo della grafica non solo per gli anni, ma per le geenrazioni a venire.
Come tutti sapranno già, negli anni Adobe è cresciuta in maniera drastica anche attraverso l’acquisizione di altre software house storiche come Aldus e Macromedia.
Tutte le tecnologie acquisite e incorporate sono poi servite per ampliare la gamma di prodotti di grafica e di sviluppo dell’Azienda.
Nel campo dell’informatica penso sia difficile trovare qualcuno che non conosca la Adobe Creative Suite: un pacchetto in bundle che appunto incorpora una buona parte delle applicazioni.
La storia della CS è iniziata nel 2003 con la prima versione a cui ne sono seguite altre sei, ma, poco meno di dieci anni dopo, la vita di questo prodotto come pacchetto software è conclusa.
Durante l’ultima Adobe MAX Conference, infatti è stato annunciato che la CS6 non sarà mai aggiornata e rimarrà l’ultima versione pacchettizzata della suite, insieme con le versioni singole delle varie applicazioni che la compongono.
Adobe d’ora in poi punterà solo sul prodotto denominato Adobe Creative Cloud ovvero quel servizio che offre le funzionalità della suite non più come pacchetti software, ma con un modello di Software-as-a-Service.
La Creative Cloud prevede un abbonamento mensile per l’accesso a una o più applicazioni, i listini dettagliati sono disponibili a questo indirizzo https://creative.adobe.com/plans?plan=individual&store_code=it
Il modello SaaS e il cloud in senso lato sono ormai concetti di moda e c’è più di una ragione per credere che molte aziende li propongano e sponsorizzino più per adeguarsi al trend commerciale piuttosto che per convinzione.
In questo caso specifico, la mossa di Adobe ha verosimilmente due obiettivi.
Il primo è quello di eliminare la pirateria: il servizio sul cloud infatti richiede naturalmente una connessione e un abbonamento validi per far funzionare i prodotti: togliere il software dal computer del “cliente” impedisce anche che venga crackato e attivato in maniera fraudolenta.
Il secondo obiettivo è quello di ottenere un flusso di denaro costante dal cliente.
In passato era necessario fidelizzare la clientela esistente, invogliarla e convincerla ad aggiornare ogni nuova versione del software per avere un entrata economica.
Ora non è più necessario: per usare i software è necessario pagare un abbonamento e continuare a pagarlo finché si vuole continuare a usarli, gli aggiornamenti sono inclusi, ma non c’è la scelta di poter usare una vecchia versione senza pagare costi in più, come si potrebbe fare con un prodotto pacchettizzato.
Ognuno può ovviamente trarre le sue conclusioni da questa mossa, a mio avviso più commerciale che tecnica.
Personalmente ho solo una speranza: che questa drastica rottura con il passato invogli ancora di più la comunità open-source a puntare sui prodotti di grafica migliorando quello che già di buono esiste e integrandolo sempre più.
Per quanto prodotti per la grafica vettoriale, raster e per il DTP esistano già in ambito FOSS, è ancora da venire una suite che rappresenti per la CS quello che OpenOffice e i suoi fork sono diventati per l’office automation.
Lascia un commento