“C’è uno sviluppatore ASP.NET (per limiti di piattaforma, prossimamente anche PHP), o un gruppo di sviluppatori, che vorrebbe collaborare con noi per sviluppare alcune idee che vorremmo portare avanti? Progetti semplici, poche pagine, ma efficaci. Anche da remoto. Ovviamente in modo gratuito. 🙂 Un modo in più per partecipare.”
Questa richiesta è stata fatta dall’attuale sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, su Facebook.
A dire il vero, nonostante apprezzi moltissimo la necessità di risparmiare, soprattutto se si tratta di spese comunali, trovo questa richiesta estremamente rischiosa. Il tutto nasce dalla frase “ovviamente in modo gratuito” che, nonostante abbia uno smile che la segue, è chiaramente seria. Sono fermamente convinto che lavorare gratis non sia per nulla la soluzione migliore per risparmiare… anzi. Si rischia di ottenere un risultato controproducente, soprattutto alla lunga.
Ancora una volta alcuni media danno grande enfasi ad una azione della polizia postale. Ancora una volta il titolo sensazionalistico denota la loro ignoranza informatica e l’incapacità di informarsi prima di scrivere.
C’era una volta un giudice che aveva portato avanti un processo legato alla mafia contro 110 imputati. Al termine del lungo iter processuale tutti gli imputati vengono dichiarati colpevoli e vengono loro inflitte pene per un totale di circa un migliaio di anni di carcere. Terminato il processo, questo giudice si mette davanti al proprio computer e inizia a scrivere le motivazioni della sentenza, così come viene richiesto dalla legge. Poichè la cosa è lunga, preferisce semplificarsi la vita e al posto di utilizzare un unico enorme file, preferisce generarne diversi, più piccoli. Al termine di questa lunga operazione il nostro giudice invia tutti questi documenti in stampa, li raccoglie in un bel faldone cartaceo e lo deposita proprio come stabilito dalla legge, quella stessa legge che lui, essendo giudice, deve essere il primo a osservare. Però qualche tempo dopo si accorge che per qualche motivo a lui sconosciuto, una parte di questi documenti non sono stati stampati e che che le motivazioni della sentenza sono state quindi depositate “monche”. Da bravo giudice prova a depositare le pagine mancanti come integrazione ma… probabilmente è troppo tardi e la suprema corte, grazie a quello che viene chiamato “vizio di forma”, rischia di dover scarcerare tutti o parte di quei delinquenti permettendo loro di ritornare a fare tutto quello che facevano prima… illegale o meno.
Ho pensato a lungo se avessi dovuto raccontare e inserire questa storia nella serie Cos’è il genio, ma ho pensato che in quel modo ne avrei indubbiamente sminutio la gravità.
Premessa: l’azienda per la quale lavoro ha deciso di cambiare il fornitore che si occupa, da qualche anno, di archiviazione sostitutiva perchè, a fronte di una richiesta di aumentare il numero di documenti e di poter creare un sistema che ci permettesse di migliorare i rapporti “digitali” con i nostri clienti, l’esborso monetario richiesto era spropositato. La stessa azienda è, anche, uno dei più importanti player nel mondo della PEC e noi stessi ci serviamo (e continuiamo a farlo) da loro.
Fatto: dopo aver valutato e trovato un nuovo fornitore, ho raccolto tutte le informazioni (e firme) necessarie per poter inviare la disdetta. Scrivo, quindi, una email al responsabile (tra l’altro un ragazzo relativamente giovane) chiedendo di verificare se tutto fosse a posto e, soprattutto, di farmi avere il loro indirizzo di PEC così da poter inviar loro il tutto in forma ufficiale.
La risposta è stata: Va tutto bene. PEC? No, mandala pure via Raccomandata R/R.
Ammetto che mi aspettavo tutti i tipi di risposta sull’inesattezza dei dati da me raccolti, sulla forma della disdetta… su tutto. Ma non certo una risposta del genere. Fai quintalate di pubblicità sui tuoi servizi PEC e io devo mandarti una disdetta via raccomandata? Ma scherziamo?
Si parla di agenda digitale, tutti i politici cercano di riempirsi la bocca (e i programmi) con tutto ciò che possa avere a che vedere con l’informatizzazione… ma alla fine ci troviamo comunque a fare i conti con queste situazioni definibili con “siamo vecchi dentro”. Come possiamo pretendere di guardare ad un futuro meno burocratico, più organizzato se proprio coloro che dovrebbero fornirti gli strumenti necessari per muoverti in quella direzione non sono in gradi di accettarli loro stessi?
Abbiamo mandato la raccomandata. E abbiamo fatto bene.
Più di 2 anni fa avevo avuto un piccolo ma simpatico screzio con Google Translate che mi aveva portato a notare la presenza di strane (e inaspettate) elaborazioni che andavano ben oltre alla semplice traduzione del testo. E, anche se in forma differente, ancora oggi provando la frase indicata in quel post si può notare come la modifica di una ‘&’ in ‘e’ comporta una modifica molto più complessa del risultato (ma almeno ora Simona non diventa più Barbara).
E proprio una di queste “elaborazioni” ieri mi ha completamente stupito, lasciandomi senza parole dinnanzi ad una traduzione che era, allo stesso tempo, assolutamente corretta e completamente sbagliata.
Tutto è nato perchè stavo cercando di trovare il significato di un modo di dire americano, ossia “wag the dog“. Solitamente per i modi di dire non uso mai i traduttori online perchè raramente sono in grado di fornire una traduzione corretta. Ma dopo aver trovato in rete una possibile interpretazione, ho voluto togliermi lo sfizio di provare a vedere come questo idioma venisse tradotto da Google Translate e ho scoperto che inserendo “wag the dog” nella campo di sinistra e selezionando inglese… selezionando italiano nel campo di destra la traduzione è “Sesso e Potere“… non corretto dal punto di vista del significato ma… corretto in quanto il titolo italiano del film “Wag the Dog“. E visto che la cosa non poteva essere casuale, ho fatto alcune prove… inserendo “Young Frankenstein” e “One Night At McCool” ottenendo, come risposta, i titoli italiani dei film, ossia “Frankenstein Junior” e “Un Corpo Da Reato” (in quest’ultimo caso, ammetto che Google bara, visto che il titolo originale ha il genitivo sassone finale). Poi ho anche fatto la prova “del 9”, inserendo il titolo italiano “Principe Cerca Moglie” ottenendo, appunto, “Coming To America“.
Sebbene non tutti i titoli dei film siano traducibili, questa simpatica scoperta dimostra, una volta di più, quanto a Google siano piuttosto attenti a dei particolari, magari insignificanti, ma sicuramente interessanti.
So già che farò arrabbiare qualche fanboy Apple, ma questa vicenda, se non avesse risvolti tragici, ha del ridicolo.
Il 10 dicembre 2012 la polizia di Mildura, che si trova nello stato di Victoria in Australia, ha diramato un importante comunicato con il quale chiedeva a tutti i guidatori che si recavano nella zona di prestare particolare attenzione a tutte le indicazioni fornite dai loro iPhone che erano stati aggiornati alla versione 6 del sistema operativo iOS.
La polizia, infatti, si dichiara estremamente preoccupata in quanto non esistono fonti d’acqua all’interno del Murray Sunset National Park e che le temperature possono raggiungere i 46°C mettendo in grave rischio la vita di chi si avventura in quell’area. Nei giorni precedenti al comunicato, infatti e come riportato proprio dalla polizia, sono state salvate almeno 6 persone, trovate senza nè acqua nè cibo e acqua da oltre 24 ore e, oramai, in preda a spasmi.
Il perchè di questo strano comunicato e il motivo per cui queste persone (e si spera siano solo queste) si siano avvenurate in una zona così pericolosa, è legato al fatto che per Apple la città di Mildura si trova, appunto, al centro del deserto del Murray Sunset National Park… a oltre 70Km dalla sua reale posizione.
Per potersi staccare dall’applicazione Google Maps, nel 2008 la casa di Cupertino lanciò in pompa magna un capriccioso, quanto presuntuoso, progetto, chiamato “Ground Truth”, per raccogliere, parole loro, “i veri dati cartografici mondiali” (come per dire che quelli dei loro competitors fossero sbagliati) utilizzando le informazioni che provenivano da fonti “affidabili ed autorevoli“.
Il risultato è stato disastroso e ha, tra l’altro, generato moltissima ilarità anche in rete, come il blog “The Amazing iOS 6 Maps” che raccoglie alcuni tra gli screenshot “più belli” proposti proprio da queste nuove mappe.
Magari tra qualche anno le loro mappe saranno diventate più affidabili, ma il resto del mondo continua a basarsi su società che da sempre fanno questo lavoro e lo fanno sicuramente molto meglio… a partire da Navteq, TeleAtlas e da chi, come Magellan, TomTom, Garmin (e anche le stesse Google e Microsoft) si basano sulle loro informazioni migliorandole e completandole.
Se dovete andare in giro in zone che non conoscete, non fidatevi mai dell’ultimo arrivato…
Come spesso accade per chi non punta all’iMmagine ma alla sostanza e che lavora per migliorare realmente il mondo e non per incrementare solo l’iNterfaccia del nostro ego, nessuno (meglio dire molto pochi) ha dato la notizia della morte di Stanford R. Ovshinsky a 89 anni, un mesetto prima del suo 90° compleanno.
Considerato da molti il “Thomas Edison dei nostri tempi“, il suo intento non era quello di dire a tutti di essere affamati e pazzi, ma di inventare qualcosa che potesse aiutare il vero progresso dell’umanità. E a differenza dei markettari, è morto senza proclami sui social network…
Qualcuno lo ricorda per la realizzazione meccanica, insieme al fratello Herb, di un modello di una cellula nervosa chiamata Ovitron, mentre altri lo ricordano per essere stato colui che ha inventato le batterie che vengono attualmente utilizzate all’interno delle moderne macchine ibride.
Rubo questa immagine da Eric, un mio contatto su Facebook perchè credo che rappresenti in pieno il pensiero di chiunque abbia un minimo di onestà “storico-informatica”.
Credo sia noto che qualche giorno fa una giuria di 9 persone presso il tribunale di San Jose, in California, USA, che dopo un profondo esame di ben tre (3) giorni ha dichiarato che la Samsung ha violato 5 brevetti sui 6 che erano stati portati in tribunale da Apple. Il risultato è che la casa coreana, che ha comunque fatto immediatamente ricorso, dovrebbe pagare all’azienda di Cupertino oltre un miliardo di dollari di danni.
Non voglio entrare nel merito di una decisione per me assolutamente sbagliata e dannosa, anche perchè spesso si rischia sul cadere nel fanboysmo… e discutere con i fanboys Apple è una cosa che non auguro a nessuno, anche perchè è molto arduo spiegare che a perdere la causa è stata Samsung e non il sistema operativo Android che non sono la stessa cosa.
Per me l’errore è alla base: combattere il proprio avversario portandolo in tribunale per quisquilie. Apple lo fa con tutti, ma si incazza come una biscia se lo fanno con loro, come il caso per cui Apple ha dovuto pagare perchè Proview Technology, una piccola azienda cinese, aveva registrato quel nome nel lontano 2000. A che pro?
Google ed Oracle stanno discutendo da anni su Java, Apple cita Samsung per aver copiato il design e alcune funzioni sui telefoni che loro stesso hanno copiato da Sony, Apple ha portato Motorola Mobility (ossia Google) in tribunale (perdendo) ed ora Google (ossia Motorola Mobility) sta portanto Apple in tribunale per violazione di sette brevetti tra cui il Siri-voice recognition, notifiche via email, e videoplayers sui telefoni, ecc. ecc.
Il giudice Lucy Koh, qualche giorno prima della sentenza, aveva chiesto a un avvocato (a quello di Apple per la precisione, ma la domanda poteva tranquillamente essere fatta a quelli di Samsung, Google, Oracle o Microsoft) se fumava crack.
Nel lontano ottobre 2010 tenne banco, per qualche giorno, la comica vicenda di un famoso cantante che aveva intentato una causa contro Nonciclopedia sentendosi offeso dalla satira presente sulla pagina del sito a lui dedicata. Come raccontato, anche in questo blog, l’ovvio risultato di quell’azione è stato uno dei casi più eclatanti in Italia di “Effetto Streisand“, magistralmente descritto da Luigi Rosa, proprio in quel post, con questa frase:”o si capisce come funziona il meccanismo e si agisce con le regole (non codificate e in continuo mutamento) della Rete, o si cade vittima inappellabile per un uso improprio del mezzo.”
Questa volta il genio di turno è tale Paola Ferrari che ha affermato di voler querelare Twitter in quanto “È una bacheca di diffamazione anonima“. e, ovviamente. il risultato è che su Twitter molti si sono scatenati inventando hashtag ad hoc, come il #QuerelaConPaola, dimostrando ancora una volta che, forse, prima di parlare di Internet bisognerebbe conoscere Internet.
La differenza delle due vicende è solo sulla diffusione della cosa, ma è ovvio che in un caso si parlava di un cantante famoso, Vasco Rossi, nell’altro di una giornalista sportiva semisconosciuta.
Il post più bello su questa vicenda, tanto esilarante quanto triste è quello di Marco Camisani Calzolari che, ancora una volta, ha colto nel segno il punto… purtroppo.
Quando, circa un anno fa, ho scopertoifttt.com mi si è aperto un mondo. Avere un sistema su internet che si occupasse, per me, di fare alcune verifiche e di reagire di conseguenza mi sembrava qualcosa di assolutamente necessario.
Qualche giorno fa mi è arrivato l’invito per la private beta di atooma e mi sono trovato ad avare uno strumento simile anche per il mio android (si, si, invidiosi, credo ci sia anche per il vostro aifon).
Nell’attuale beta sono attivi solo i triggers relativi ad alcune applicazioni ed alle funzionalità del telefono, ma col tempo ne verranno aggiunti altri, rendendo questa applicazione un must per chiunque voglia sfruttare al meglio le potenzialità e le comodità del proprio smartphone.
Qualche giorno fa Trenitalia (attraverso il profilo di Twitter @FSNews_It) ha chiesto agli “influencer” (termine che indica persone dotate di un ego di dimensioni mostruose e che ci credono pure) di usare l’hashtag “#MeetFS” per inviare critiche costruttive e suggerimenti all’azienda.
Questa geniale trovata ha avuto l‘ovvio risultato di una vera e propria valanga di critiche, improperi, insulti, sputtanamenti (e chi più ne ha più ne metta), spesso corredati da immagini che dimostravano gli aspetti peggiori di chi, ogni giorno, si trova (volente o nolente) ad essere un cliente di Tranitalia. E tengo a sottolineare il concetto “ovvio risultato”, perchè anche mia figlia, che tra meno di un mese compie 7 anni, sarebbe stata in grado di arrivare alla conclusione che una iniziativa di questo genere avrebbe portato a tale risultato.
Qualcuno ha pensato che facendo un po’ di marketing social da 4 soldi si potesse aiutare a migliorare l’immagine dell’azienda. Riassumento la logica dietro questa operazione mi verrebbe da pensare che il loro ragionamento sia stato: al posto di aprire un canale di comunicazione per ascoltare i problemi veri di chi usa il servizio, si può sfruttare l’immenso ego di poche persone e far credere a tutti, tramite queste ignare pedine, di usare quel canale per migliorare la propria immagine.
Insomma hanno pensato che facendo “social PR” si potesse migliorare la “Customer Satisfacion”.
E a pensarci bene non credo che dietro questa operazione ci sia un “e-markettaro-2.0-social“, ossia quella tipologia di persone che non ha assolutamente la benchè minima conoscenza della rete,”professionisti” che basano il proprio business nel convincere le azienda che più follower (per Twitter) e like (per Facebook) si hanno meglio è (si vabbè, non importa se, come dimostra una interessantissima ricerca dell’amico Marco Camisani Calzolari, una grossa parte di questi follower e fike sono, in realtà, fasulli e facilmente acquistabili sui canali più classici del mondo del web).
La verità è che a pensarci bene, forse… sono pure riuscitinel loro intento. Dietro questa operazione, forse… c’è qualcuno che l’ha pensata e bene in tutti i suoi aspetti. Uno che di social marketing, forse… ne capisce sul serio.
Forse.
Già perchè loro ora sanno che le persone hanno un canale da usare per poter vomitare le loro lamentele. Un canale che nell’immaginario dell’utente medio non era nato per raccogliere lamentele, ma un canale che appare come “privilegiato”. E qualche utente penserà che proprio perchè “privilegiato”, quel canale sarà usato sul serio e magari qualcosa migliorerà.
Poi nulla cambierà. Come sempre. Ma qualche utente penserà di aver “fregato” Trenitalia. E non è un brutto risultato per l’azienda.