Categoria: Commenti

Commenti a fatti o notizie

  • È una questione di cultura, non di età

    Paolo ha ben commentato il mito della competenza informatica delle nuove generazioni, oggi ho avuto una prova in prima persona.

    Il fornitore porta da un cliente una stampante multifuzione ricondizionata. La configuriamo, la provo e la scheda di rete risulta guasta. Purtroppo per cambiare la scheda di rete bisogna cambiare la board che contiene tutta la logica di I/O (l’altra board contiene la logica di controllo della multifunzione), il fornitore si scusa e promette di tornare più tardi.

    (altro…)
  • Vergogna!

    150Offerta di lavoro per un webmaster, grafico, esperto di SEO (già qui…) e per di più appassionato di motociclismo (non faccio commenti a sfondo sessuale, ma avete capito dove andrei a parare).

    Retribuzione: 150 euro.

    ALL’ANNO!

    Signori, capisco che si interessa di motociclismo non debba avere la benché minima conoscenza delle professionalità del web, ma voi esperti centauri vi fareste cambiare i freni da una persona che viene pagata 150 euro l’anno?

    Non è finita: una ‘APP’ verrebbe compensata con ben 100 euro.

    Essere una startup non vuol dire fare gli straccioni.  Se non avete un business plan, fatelo prima di partire, se non sapete fare un business plan, lasciate perdere. Se non avete soldi per pagare un collaboratore, usate cose come Wix, ma non offendete chi la professionalità se l’è guadagnata con studi e applicazione costanti nel tempo. (via Marco M.)

  • Telecom: applicazione del “Comma 22”

    comma22Non so quanti conoscano il “Paradosso del Comma 22“, definito da Wikipedia come “l’apparente possibilità di scelta in una regola o in una procedura, dove in realtà, per motivi logici nascosti o poco evidenti, non è possibile alcuna scelta ma vi è solo un’unica possibilità.“. Bonvi lo ha utilizzato all’interno di una delle sue tavole di Sturmtruppen in questo modo: “Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di guerra, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di guerra non è pazzo.

    Sembra impossibile, ma questo paradosso sembra essere alla base del servizio di Telecom Italia e, soprattutto, alla base dell’avventura che la mia amica ha dovuto affrontare nel mese di Dicembre 2013 con questa società che raggiunge, quindi, la terza (e spero ultima) puntata. Le prime due puntate sono disponibili qui e qui.

    Ieri, all’interno di una discussione su Facebook, la mia amica mi scrive:

    Per la cronaca […], ricevo or ora telefonata dai tecnici Telecom che mi chiedono se e’ tutto a posto. Rilevano che la linea non e’ utilizzata da qualche giorno e si sono preoccupati di chiedermi se avessi bisogno di ulteriore supporto tecnico. Si scusano per il disguido (che imputano al 187) e mi invitano a chiamare (il 187 appunto) per ogni mia ulteriore necessità.

    Sin dalla prima lettura ho avuto l’immagine dei soldati di Bonvi che discutevano sul Comma 22. Perchè è esattamente questo. La colpa dei problemi che abbiamo avuto è del 187. Se ha bisogno chiami il 187.

    Oltretutto, a quanto leggo, questa telefonata sembrava partita bene, dimostrazione che forse in Telecom Italia hanno iniziato a leggere la pagina 1 del manuale Marketing 101… “se è tutto a posto“. Si fossero fermati lì avrebbero fatto qualcosa di buono. E invece no, ecco che se ne escono con una frase che indica che tutte le volte che la mia amica ha spiegato l’urgenza dell’intervento trattandosi della seconda casa, usata solo durante i periodi festivi o qualche week-end (“Rilevano che la linea non e’ utilizzata da qualche giorno“).
    Poi sembra un nuovo ravvedimento (“Si scusano per il disguido”) e poi la mazzata imputando al 187 la colpa e invitando a chiamare quello stesso numero per ulteriori bisogni.

    Sono molto dubbioso di cosa possa succedere in futuro. Non so… ricevere un survey per sapere se la linea Fax e la ISDN sono state installate correttamente.

    E’ offensivo dire che sono ridicoli? Beh, io lo dico. Punto.

  • Telecom: mano destra e mano sinistra non accettano critiche

    Giusto ieri avevo raccontato in modo goliardico la simpatica avventura natalizia di cui ero stato spettatore (non pagante oltretutto) tra Telecom Italia e una mia cara amica che ha dovuto attendere poco meno di un mese per riavere la propria linea (telefonica con ADSL) ri-attivata (e sottolineo riattivata).

    TelecomPoichè si tratta di una storia vera (ridotta nella sua lunghezza e tagliuzzata di qualche simpaticissimo scambio quasi comico tra la mia amica e gli operatori Telecom) ho voluto inserire il link del post anche sulla pagina Facebook di Telecom Italia.
    Ma questa sera, tornando a casa, ho trovato una notifica che mi comunicava (testuali parole): “Ciao Alessandro, siamo spiacenti ma abbiamo dovuto rimuovere il tuo messaggio in quanto conteneva violazioni della nostra policy: http://on.fb.me/policyTI“.

    Al che ho voluto andare a vedere questa policy per (altro…)

  • Telecom: la mano destra non sa cosa stia facendo la mano sinistra

    Babbo Natale quest’anno, ha deciso di regalarmi una vicenda di ordinaria follia con Telecom Italia: uno dei più classici esempi di come il proverbio “la mano destra non sa quello che fa la mano sinistra” sia più realistico che mai.

    La vicenda, a dire il vero, nasce, inconsapevolmente, dopo le vacanze estive, quando, a causa di un motivo sconosciuto durante il cambio di banca non sono stati spostati i RID per il pagamento del Telefono & ADSL installati nella seconda casa di una mia cara amica. E, all’inizio di Dicembre quando si è recata in quella casa, si è resa conto del problema e che Telecom le aveva sospeso entrambi i servizi.
    Ha quindi immediatamente provveduto a pagare tutte le bollette arretrate direttamente su sito di Telecom chiedendo contestualmente la riattivazione di entrambi i servizi. Sottolineo riattivazione, in quanto sino alla sospensione sia la linea telefonica che la ADSL funzionavano perfettamente.
    Ma questa riattivazione, però, non può avvenire “velocemente”, ma ha bisogno di almeno una decina di giorni… “normali tempi tecnici“.

    Piccola nota: il termine “tempo tecnico” (altro…)

  • La Stampa. Punto.

    Stampa - Corsera - RepubblicaDa ieri il sito de La Stampa ha lo stesso nome della testata e cade il suffisso .it.

    Primo tra i tre maggiori quotidiani generalisti italiani a compiere questa scelta non solo grafica, La Stampa si allinea alla strategia delle maggiori testate internazionali. La redazione è ora unica e i contenuti possono essere indirizzati indifferentemente sui vari media.

    Per troppo tempo le redazioni online dei quotidiani sono state (e in Italia molte lo sono ancora) le sorelle minori delle testate cartacee, che spesso antepongono la velocità nel dare una notizia all’accuratezza della medesima (tipico esempio), come se arrivare primi fosse più importante della professionalità.

    Uniformare una redazione per i vari media non è solamente un fatto logistico o tecnologico, ma richiede un grande sforzo da parte delle persone coinvolte, molte delle quali devono davvero cambiare il loro modo di lavorare.

    In bocca al lupo, quindi, alla testata torinese. (via @marcobardazzi)

  • La sfiga ci vede benissimo

    Questa mattina il blog è stato offline fino dopo l’una ed è doverosa una spiegazione.

    Ieri ho vinto per oggi un viaggio andata e ritorno in Francia da un cliente per una serie di riunioni di pianificazione. No, non è un modo per nascondere un pranzo di Natale, a pranzo ho mangiato una baguette au jambon mentre tornavo a piedi in ufficio dal Carrefour dove avevo fatto razzia di formaggi.

    Stamattina mi sono svegliato alle 04:30 e ho trovato la VM su cui è ospitato il sito irraggiungibile. Ho aperto un ticket e sono saltato in macchina per andare dal cliente.

    Il fornitore ha risolto il problema poche ore dopo, ma c’è un “ma”.

    Fino all’una non mi sono potuto collegare in Rete ed è stato lì che ho scoperto il problema: quando un server va giù male rimangono i socket nel file system (stale socket). Le ultime versioni di MySQL di CentOS sembra che abbiano dei problemi con gli stale socket: quando MySQL riparte dopo un crash non ripulisce lo stale socket e tutti i processi che usano quel metodo di comunicazione vedono il database server KO.

    Ecco spiegato il down di questa mattina, purtroppo la sfiga ha visto che questa mattina ero AFK e ha colpito con precisione chirurgica.

  • Metti una volpe nel cellulare con #FirefoxOS

    FirefoxOSPassando davanti a un negozio di cellulari del nostro ex-monopolista di telefonia radiomobile, ho visto in vetrina un prodotto di cui avevo già letto, ma che pensavo fosse ancora di la da venire sul mercato; ovviamente mi sbagliavo e penso sia utile aggiornare anche altri Geek smemorati come me.

    Si tratta di un cellulare dotato del nuovo sistema operativo Firefox OS prodotto dalla Mozilla Foundation : in Italia per il momento questo apparecchio è distribuito in esclusiva da TIM (lo scopo di questo post non è pubblicitario e quindi non aggiungo nessun link, chi fosse interessato ad approfondire può fare una ricerca sul web per marca e modello: Alcatel One Touch Fire).

    Tutti sappiamo che Mozilla è nata da una costola di Netscape con lo scopo originario di dedicarsi allo sviluppo della versione opensource di Netscape Navigator nella forma di una suite integrata di nome Mozilla Application Suite.
    Per quanto questo ultimo prodotto non abbia mai avuto grande successo di pubblico, esattamente il contrario si può dire del successivo prodotto di Mozilla: Firefox il browser che, prima dell’arrivo di Google Chrome, riuscì finalmente a scardinare il monopolio di Internet Explorer non a colpi di carta bollata, ma, più coerentemente con il mondo dell’informatica, tramite una dotazione tecnologica che gli era in buona sostanza superiore da ogni punto di vista. Firefox OS nasce appunto dall’esperienza accumulata su questo browser. (altro…)

  • Abbiamo il diritto di aver qualcosa da nascondere

    F-Secure ha pubblicato un articolo in cui viene spiegato perché è legittimo che le persone oneste abbiano qualcosa da nascondere.

    Ho aiutato Paolo Attivissimo a tradurre l’articolo in italiano; qualsiasi sia la lingua, vi consiglio una lettura di quel breve testo.

    Il diritto alla privacy non è negoziabile. La storiella che rinunciando alla propria privacy si aiuta a costruire una società più sicura è una clamorosa bugia dimostrabile con i fatti. Chi rinuncia alla propria privacy alimenta uno stato di sorveglianza in cui i diritti vengono erosi uno alla volta. Oggi è la privacy, domani cosa sarà?

    How much is too much?

    La giusta conclusione dell’articolo è che le persone che rinunciano alla propria privacy forzano i loro amici e contatti a rinunciare alla loro perché i dati che rivelano riguardano anche terzi.

    Come non ci fideremmo a consegnare dati o valori materiali ad organizzazioni che non dimostrano di avere una giusta cura nella loro conservazione, così dovremmo iniziare a ridurre le informazioni condivise con chi non pone la giusta attenzione nella gestione dei dati.

    Sembra un’affermazione forte, ma se ci si pensa è quello che molti fanno inconsciamente da sempre. Non si rivela un’informazione a chi sappiamo che la direbbe a tutti e rifiutiamo un contatto sui social a persone che hanno contatti che non ci piacciono. È un nostro diritto di auto-tutela e non dobbiamo sentirci colpevoli per questi comportamenti.

  • Blackout dei sistemi SOGEI

    Una notizia riportata da pochissimi: il 25 novembre i server di SOGEI sono andati offline.

    SOGEI negli anni ha propagandato la sua grandeur raggiunta con i soldi dei contribuenti con lo scopo (anche) di spiare i contribuenti.

    Pochi giorni dopo l’audizione autocelebrativa dell’AD di SOGEI in Commissione Vigilanza, i server si sono spenti.

    Il comunicato stampa che ne è seguito è uno spaccato di burocratese da nomenklatura sovietica in cui si tenta di spiegare che i server si sono spenti perché il cielo ci è caduto sulla testa mentre era in corso un’invasione aliena durante un allineamento planetario poco favorevole. John Belushi davanti a Carrie Fisher era un dilettante. Leggete il comunicato stampa, ne vale la pena: è il tipico scritto dell’ente pubblico italiano che non perde occasione di pavoneggiarsi, anche quando farebbe meglio a soprassedere.

    Altre fonti riportano che il sistema di backup elettrico automatico non funzionava.

    Edoardo Narduzzi commenta bene questa figuraccia della tipica società pubblica bravissima a fare la ruota vantandosi di spendere fiumi di denaro pubblico, ma pavida e restia nella trasparenza e nell’efficienza che ci si aspetta da una società in cui “le migliori soluzioni tecnologiche siano poste, sempre, al servizio della collettività“.

  • Remix

    Il bello di Internet è che prende qualcosa, lo adatta per i propri scopi e lo utilizza per finalità non previste dall’inventore/creatore.

    Ci sono alcune ditte che detestano questo comportamento e fanno di tutto per impedirlo, ma sono problemi loro e di chi vuole essere legato ad un guinzaglio.

    Prendiamo Twitter, recentemente sbarcato in borsa con numeri da bolla .COM: quando era stato creato lo scopo era tra l’inutile e il pavoneggio perché sarebbe dovuto servire per dire “dove sono, cosa sto facendo”.

    Nel tempo qualcuno ha iniziato ad utilizzarlo per scopi più utili e adesso è diventato simile ad una grande agenzia stampa con notizie battute quasi prima su Twitter, quando Twitter stesso non è la fonte primaria. Verrebbe da supporre che se i creatori avessero vietato questa trasformazione e avessero imposto agli utenti di dire solamente “dove sono, cosa sto facendo”, il sito sarebbe stato abbandonato da tempo dagli utenti.

    Discorso analogo vale per github, un servizio nato per scrivere software in gruppo, in cui non solo vengono tracciate le modifiche ma che facilita e incoraggia i fork.

    Qualcuno ha pensato bene per usarlo in maniera alternativa, come creare un repository con tutte le ricette dei tacos.

    Anche in questo caso i gestori del sito non hanno vietato il remix. La pagina dedicata ai dati della pubblica amministrazione lo dimostra chiaramente.

    L’utilizzo alternativo di piattaforme o software è statisticamente più probabile dell’utilizzo canonico previsto dal suo creatore. Statisticamente perché un gruppo di poche persone, per quanto preparate, non può pretendere di avere più punti di vista e più idee del resto del mondo; è una mera questione di numeri.

  • Sindacalisti webmaster

    Caro direttore, abbiamo visto con stupore che il nostro sito online ospita addirittura un link a un altro sito. Ci sembra una iniziativa incomprensibile, specie in un momento in cui stiamo discutendo, con tutte le difficoltà che conosci, su come rendere più redditizio il nostro di sito. Ti chiediamo, dunque, di interrompere quest’operazione che ha disorientato la redazione e che per altro è stata assunta senza neanche informare il Cdr, come invece è previsto dal Contratto. In caso contrario non riusciamo proprio a capire di che cosa dovremmo continuare a discutere.

    Così scriveva il Comitato di Redazione del Corsera al direttore Ferruccio de Bortoli il 20 ottobre u.s. Il link ad un altro sito a cui fa riferimento la missiva è verso Linkiesta.

    La fonte è attendibile: per quanto incredibile non è né una barzelletta né una bufala.

    È, invece, la triste realtà di un organo autoreferenziale che ha perso definitivamente il contatto con la realtà e si aggrappa disperatamente ad ogni appiglio, anche il più assurdo, per poter continuare a giustificare la propria esistenza, finendo miseramente nel ridicolo.

    Al confronto gli scioperi che facevamo al Liceo per lo sterminio delle foche al fine di evitare le interrogazioni o per assistere al passaggio della Milano-Sanremo erano atti di alta politica e di elevato impegno sociale.