Categoria: Commenti

Commenti a fatti o notizie

  • Cui prodest?

    Ancora una volta alcuni media danno grande enfasi ad una azione della polizia postale. Ancora una volta il titolo sensazionalistico denota la loro ignoranza informatica e l’incapacità di informarsi prima di scrivere.

    Il Corriere.it titola “«Rubavano» le partite a Mediaset. Sequestrati i siti di streaming.“, mentre TGCom24 “Calcio in streaming, sequestrati 10 siti pirata.” e Repubblica.it “Partite in diretta gratis su Internet, Mediaset fa sequestrare dieci siti.” Ma se utilizzate Google News potete facilmente vedere come “il sequestro” sia il leitmotiv di questa vicenda. E anche leggendo gli articoli troppo spesso non si capisce bene cosa sia effettivamente accaduto. (altro…)

  • Non bastavano una PEC e una pagina Internet?

    In una nota del Ministero dell’Interno si annunciano le date utili per il deposito dei simboli delle elezioni.

    A parte il linguaggio anticamente burocratico, quello che stupisce è la procedura.

    Negli anni sono stati emanati e reiterati regolamenti, leggi, raccomandazioni, editti, grida e quant’altro possibile per ribadire, sottolineare, ricordare e invitare l’uso della posta elettronica al posto della carta.

    Ci siamo pure beccati la PEC, che è una mostruosità, ma ha forza di legge.

    Era così difficile aprire una casella PEC e richiedere che tutto quanto venisse trasmesso in formato PDF per i documenti e PNG per le immagini e che i documenti fossero firmati elettronicamente? Ricordiamo che la PEC certifica la data di recapito, non il contenuto.

    Sembra che il momento in cui sia possibile iniziare a fare la coda per il deposito non sia di dominio pubblico, ma sia noto a pochi. Ovviamente c’è qualcuno che lo sa e si fa trovare sul posto.

    Questa è inutile burocrazia (intesa proprio in senso etimologico di potere degli uffici) che non fa altro che generare corruzione e non serve ad un accidente.

    Inoltre, una volta ricevuta la documentazione, la si sarebbe potuta pubblicare online affinché fosse visibile e consultabile da tutti, senza bisogno di chiedere autorizzazioni per fare delle riprese video o fotografiche.

  • Tutta colpa della stampante, vero?

    Vi provo a raccontare una favola.

    C’era una volta un giudice che aveva portato avanti un processo legato alla mafia contro 110 imputati. Al termine del lungo iter processuale tutti gli imputati vengono dichiarati colpevoli e vengono loro inflitte pene per un totale di circa un migliaio di anni di carcere. Terminato il processo, questo giudice si mette davanti al proprio computer e inizia a scrivere le motivazioni della sentenza, così come viene richiesto dalla legge. Poichè la cosa è lunga, preferisce semplificarsi la vita e al posto di utilizzare un unico enorme file, preferisce generarne diversi, più piccoli. Al termine di questa lunga operazione il nostro giudice invia tutti questi documenti in stampa, li raccoglie in un bel faldone cartaceo e lo deposita proprio come stabilito dalla legge, quella stessa legge che lui, essendo giudice, deve essere il primo a osservare.
    Però qualche tempo dopo si accorge che per qualche motivo a lui sconosciuto, una parte di questi documenti non sono stati stampati e che che le motivazioni della sentenza sono state quindi depositate “monche”. Da bravo giudice prova a depositare le pagine mancanti come integrazione ma… probabilmente è troppo tardi e la suprema corte, grazie a quello che viene chiamato “vizio di forma”, rischia di dover scarcerare tutti o parte di quei delinquenti permettendo loro di ritornare a fare tutto quello che facevano prima… illegale o meno.

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  • Chi ti accompagna verso il futuro?

    Ho pensato a lungo se avessi dovuto raccontare e inserire questa storia nella serie Cos’è il genio, ma ho pensato che in quel modo ne avrei indubbiamente sminutio la gravità.

    Premessa: l’azienda per la quale lavoro ha deciso di cambiare il fornitore che si occupa, da qualche anno, di archiviazione sostitutiva perchè, a fronte di una richiesta di aumentare il numero di documenti e di poter creare un sistema che ci permettesse di migliorare i rapporti “digitali” con i nostri clienti, l’esborso monetario richiesto era spropositato. La stessa azienda è, anche, uno dei più importanti player nel mondo della PEC e noi stessi ci serviamo (e continuiamo a farlo) da loro.

    Fatto: dopo aver valutato e trovato un nuovo fornitore, ho raccolto tutte le informazioni (e firme) necessarie per poter inviare la disdetta. Scrivo, quindi, una email al responsabile (tra l’altro un ragazzo relativamente giovane) chiedendo di verificare se tutto fosse a posto e, soprattutto, di farmi avere il loro indirizzo di PEC così da poter inviar loro il tutto in forma ufficiale.

    La risposta è stata: Va tutto bene. PEC? No, mandala pure via Raccomandata R/R.

    Ammetto che mi aspettavo tutti i tipi di risposta sull’inesattezza dei dati da me raccolti, sulla forma della disdetta… su tutto. Ma non certo una risposta del genere. Fai quintalate di pubblicità sui tuoi servizi PEC e io devo mandarti una disdetta via raccomandata? Ma scherziamo?

    Si parla di agenda digitale, tutti i politici cercano di riempirsi la bocca (e i programmi) con tutto ciò che possa avere a che vedere con l’informatizzazione… ma alla fine ci troviamo comunque a fare i conti con queste situazioni definibili con “siamo vecchi dentro”. Come possiamo pretendere di guardare ad un futuro meno burocratico, più organizzato se proprio coloro che dovrebbero fornirti gli strumenti necessari per muoverti in quella direzione non sono in gradi di accettarli loro stessi?

    Abbiamo mandato la raccomandata. E abbiamo fatto bene.

     

  • Classificazione: gerarchia vs. tag

    La classificazione dei contenuti fino a poco tempo fa era realizzata unicamente per categorie gerarchiche.

    Questo tipo di classificazione consiste in un albero che parte da un singolo nodo e si articola in vari rami, fino ad arrivare ad una foglia, che rappresenta una categoria atomica. La classificazione è data dal percorso che si effettua per arrivare alla foglia.

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  • Ciao Alberto e grazie di tutto

    Alberto LisieroAlberto Lisiero è mancato questa notte.

    Non è certo retorica dire che senza Alberto Star Trek non sarebbe stato diffuso in Italia come lo è.

    Avevo conosciuto Alberto nell’inverno 86/87 quando studiavo a Milano e anche lui viveva un po’ a Milano e un po’ a casa sua.

    Alberto credeva davvero nei messaggi di convivenza pacifica e in ogni messaggio positivo di Star Trek perché erano il suo modo di affrontare la vita. Alcune volte questo atteggiamento veniva travisato, ma posso dire senza timore di smentita che soffriva in maniera personale quando non riusciva a mettere d’accordo le persone.

    Ho scattato la foto qui a fianco a Venezia nel 1991. Era la prima Sticcon che facevamo da soli ed era la prima Sticcon in cui abbiamo sfondato le 100 presenze in sala. Era una Sticcon in cui, quando si chiudevano le porte della sala, si andava a mangiare tutti assieme.

    Abbiamo perso tutti un amico e da oggi siamo tutti un po’ più poveri.

  • Un raffinato messaggio di Buona Fine

    Questo è talento.. o follia a seconda dell prospettive :) Buon Fine Anno a tutti!
    Questo è talento.. o follia a seconda delle prospettive 🙂 Buon Fine Anno a tutti!

     

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  • It’s bigger on the outside?

    Un'idea che considero geniale anche se forse poco pratica XD
    Un’idea che considero geniale anche se forse poco pratica XD

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  • Programmare è un’arte?

    Tom Armitage offre un punto di vista sull’attività di scrivere software.

    Chi non si è mai posto il problema di come nasca il software spesso crede che sia un’attività di tipo prettamente tecnico, quasi meccanico.

    Chi, sempre esterno al mondo della programmazione, ha visto all’opera alcuni programmatori spesso li definisce artisti, per come riescono ad utilizzare la creatività per risolvere i problemi (è capitato molte volte anche a me di sentirmi definire tale).

    Chi scrive software probabilmente non si riconosce in nessuna delle due categorie.

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  • Il poliziotto grep

    A long time agoGib Van Ert ha scritto A long time ago – Growing up with and out of Star Wars e l’ha pubblicato come eBook su Amazon.

    Il libro descrive come il primo Star Wars, quello del 1977, abbia influenzato l’immaginario di un bambino che ora è diventato adulto. Potrebbe essere la storia di molti di noi.

    Il libro di Gib non è un romanzo, non racconta una storia inventata ambientata nell’universo di Star Wars, non utilizza i personaggi della saga per intrattenere i lettori.

    Il giorno di Natale Amazon ha fatto un brutto regalo a Gib perché gli ha comunicato che il suo libro è stato rimosso dal Kindle Store in quanto utilizza dei marchi registrati (Star Wars).

    È evidente a tutte le persone di buon senso che non c’è nessuna violazione. Inoltre Amazon ha agito in maniera autonoma, in quanto non c’è stata alcuna lamentela da parte del detentore dei diritti.

    Sicuramente nell’accordo di licenza per l’utilizzo del Kindle Store ci sarà scritto da qualche parte che Amazon può fare quello che ha fatto, ma questo tipo di comportamenti orwelliani devono far riflettere sull’opportunità di affidare la pubblicazione di libri a terzi che non rispondono alle nostre stesse leggi. (via Cory Doctorow)

    Aggiornamento del 27/12/2012L’eBook è ricomparso sul Kindle Store. Brittany Turner, un rappresentante delle pubbliche relazioni di Amazon, ha informato che il libro è tornato ad essere disponibile e non ha fornito altre spiegazioni.

  • Abbiamo finito con queste stronzate?

    È finita la storia della presunta fine del mondo legata alla presunta fine del calendario dei Maya?

    Ora che nessuno ci romperà più gli zebedei con questa idiozia possiamo ringraziare i protagonisti di questa scemenza virale.

    Grazie a tutti i “giornalisti” che hanno deliberatamente (e a scopo di lucro) dato credito all’idiozia della presunta fine del mondo.

    Grazie ai responsabili di testata, ai redattori, ai direttori del palinsesto che non hanno fatto nulla per togliere questa cazzata della programmazione o dalla pubblicazione.

    Tutta questa gente ha guadagnato su questa invenzione: chi ha venduto copie, chi ha venduto spazi pubblicitari, chi ha venduto libri.

    La prossima volta che leggerete di persone che si fanno truffare da un presunto mago, che muoiono perché si curano il cancro con il bicarbonato o la polmonite con dello zucchero dovrete dire grazie anche a chi ci ha menato il belino con la storia dei Maya.

    Grazie a tutti questi “professionisti dell’informazione” abbiamo un’Italia più spaventata, più credulona e meno intelligente.

    Grazie a tutti.

  • Metadati

    I metadati sono le informazioni che descrivono un insieme di dati.

    Detta così, è una definizione che crea più dubbi di quanti non ne risolva. Prendiamo ad esempio una lettera scritta con un elaboratore di testi. Il contenuto e la formattazione della lettera sono l’insieme di dati, il nome del file, la data e ora di creazione e di ultimo aggiornamento sono i metadati.

    Nell’informatica per anni i metadati sono stati largamente ignorati, sia perché i programmi non li gestivano sia perché non si sentiva la necessità di utilizzarli.

    Quando la mole di documenti informatici è iniziata a diventare cospicua (vuoi per l’accumularsi dello storico, vuoi per l’uso preponderante del computer) è diventata sempre più pressante la necessità di catalogare i documenti elettronici in un modo tale da rendere semplice reperire un’informazione specifica.

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