Categoria: Commenti

Commenti a fatti o notizie

  • Space Shuttle: addio e grazie per averci fatto sognare

    Poco più di un’ora fa Atlantis ha toccato terra e ha posto fine al capitolo degli Space Shuttle.

    Ricordo ancora quando nella primavera del 1981 ero corso a casa da scuola per poter vedere il lancio del Columbia. Pensavamo che gli Shuttle potessero aprire la porta verso le stelle, rendendo un po’ più verosimile quello che raccontava la letteratura fantascientifica.

    Purtroppo così non è stato: adesso siamo qui a dire no ad ogni cosa, troppo pavidi e troppo attenti a quello che succede nel nostro giardino dietro casa per osare di andare al di là della nostra atmosfera.

    Troppo attenti anche alle PR, non riusciremmo nemmeno a portare due uomini sulla luna e a riportarli indietro salvi.

    La ISS orbita a 350 chilometri sopra la nostra testa, la luna si trova a 400.000 chilometri dalla Terra: dalle missioni Apollo abbiamo ristretto i nostri orizzonti anziché espanderli.

    Forse non siamo ancora pronti per le stelle o forse aveva ragione Sette di Nove quando diceva a Chakotay “You lack harmony… cohesion… greatness. It will be your undoing.” (Voyager, Scorpion Part II)

    Space Shuttle 1981 – 2011

  • Il consulente direzionale

    La figura oggetto di questo articolo è molto tipica della realtà distorta delle aziende italiane.

    Uso questo termine, per certi versi fin troppo eccessivo, per definire quella persona a cui il dirigente/proprietario di un’azienda si rivolge per avere un’opinione.

    Sia chiaro, non stiamo parlando qui di professionisti del settore, spesso associati a studi di consulenza aziendale, che svolgono ruoli molto professionali all’interno di grosse aziende. Questi sono veri professionisti e di seguito non si parla di loro.

    Di solito il consulente direzionale in questione è amico della proprietà, di cui ha guadagnato una fiducia incondizionata, e svolge questo ruolo come secondo lavoro. Spesso la collaborazione è iniziata con un aiuto vero in cui il consulente ha dato un aiuto sostanziale e importante. La situazione si è poi calcificata al punto che la direzione/proprietà interpella il consulente per qualsiasi decisione che non riguardi il core business dell’azienda.

    Il consulente, da parte sua, sente questa missione in maniera viscerale e fa di tutto per perseguire il proprio scopo. Peccato che la persona in questione non abbia spesso la competenza per prendere alcune decisioni e basa i suoi verdetti su conoscenze non oggettive (mi hanno detto che…, al telegiornale ho sentito che…, un mio vicino ha detto che…) o ribaltando la domanda che gli viene posta ai tecnici dell’azienda presso cui lavora per riportarne i verdetti lapidari dati velocemente per togliersi di dosso il collega che fa domande insensate.

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  • 100 per ogni atomo sulla faccia della Terra

    L’Interrete di cose apre delle possibilità mica male. Ad esempio, anche voi volete farvi informare via SMS se la vostra vacca è incinta?

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  • Di bug e aggiornamenti, di backup e restore, di ventole e sensori, di ingegno e riparazioni

    Aggiornamento: mi hanno fatto notare che mancava il riferimento allo spreco di (mia) energia; aggiornato un link; corretto un typo.

    Ogni tanto mi chiedono se mi diverto col mio lavoro. Be’, oddio, non è che mi sganasci dalle risate tutto il giorno, ma ci sono giornate di lavoro e giornate di lavoro. Poi, di quando in quando, ne capita una fuori dagli schemi che ti lascia almeno vagamente sorpreso, perplesso e magari anche un po’ divertito. A quel punto, invece di combattere la bizzarria del momento, la cavalco: arrivo comunque a fine giornata, sorrido di più e soprattutto spreco meno energia, quindi ne posso redirigere di più verso la soluzione. Per esempio, una settimana fa mi sono imbattuto in quello che credo essere il mio primo vero bug. E mica un bug qualsiasi, era un bug esotico!

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  • Il costo di un server

    In questo articolo server indica una macchina i386 o x64 su cui girano i sistemi operativi specifici, quali Windows Server, Linux, ESXi, con un hardware che privilegia le funzioni di servizi verso la rete (file, print, mail, db…) rispetto all’uso interattivo.

    Il costo di un server non è solamente quello del mero acquisto del ferro, ma la sommatoria di:

    • acquisto/leasing del ferro;
    • acquisto del software;
    • accordo di riparazione dei guasti hardware;
    • supporto e/o software di ripristino o dei dati;
    • tempo di lavoro per installazione e configurazione hard/soft;
    • accordo di manutenzione preventiva del software (patch, upgrade e similari);
    • costi aziendali legati ai fermi macchina.

    Alcune di queste voci sono legate da un rapporto opposto.

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  • La paura dell’ignoto

    È di oggi la notizia che il Consiglio di Stato avrebbe modificato il regolamento di un concorso i cui era previsto che i testi venissero inviati unicamente per posta elettronica.

    La motivazione si colloca tra l’incredibile, il grottesco e il ridicolo:

    «La trasmissione informatica può diventare troppo onerosa e richiedere tempi di confezionamento e lettura più lunghi» rispetto a quella «in formato cartaceo»

    Il Consiglio di Stato ha cancellato con una sentenza oltre 20 anni di sforzi di informatizzazione nella PA. Complimenti.

    Stiamo parlando di un concorso da professore universitario con 180 commissioni, 900 esaminatori e una previsione di 25.000 candidati.

    Assieme alla domanda ogni candidato deve presentare una copia delle sue pubblicazioni, che vanno dagli articoli ai libri.

    Facciamo due conti. La Raccomandata1 di Poste Italiane costa 9 Euro fino a un chilo e 12 Euro fino a 2 chili. Immaginiamo che tutti siano bravi e stiano entro il chilo. 25.000 persone che inviano un plico a mezzo Raccomandata 1 sarebbero, quindi 225.000 Euro, poca roba per le Poste, ma un costo ingiusto per i cittadini.

    Ognuno di quei plichi, poi deve essere accettato da un addetto, registrato (magari su un foglio di Excel…), catalogato e archiviato. Ipotizzando che l’operazione richieda 5 minuti per ogni pratica, sono 2083 ore pari a 260 giorni/uomo (11 mesi/uomo) di lavoro. Ipotizzando un dipendente che prende sugli 800 Euro al mese, sono un costo di 17.600 Euro (per l’azienda il costo di un dipendente è circa il doppio dello stipendio netto). Questo costo è in capo alle Università.

    Una volta che i plichi arrivano devono essere fotocopiati e/o distribuiti tra gli esaminatori. Non conosco i meccanismi di tutto questo, ma credo che una stima molto conservativa sia di altri 50.000 Euro tra spese varie.

    Tra il serio e il faceto siamo a quasi 300.000 Euro.

    Con questi soldi potremmo pagare un corso di alfabetizzazione informatica e di ingresso nel XXI secolo ai membri del Consiglio di Stato e potremmo finanziare un restyling del sito del Consiglio di Stato, basato sui frame, con pagine create da Word in Comic Sans. Avanzerebbero ancora un sacco di soldi e si risparmierebbero chilometri quadrati di carta, risparmi che non fanno proprio male alla Pubblica Amministrazione, attenta a piangere miseria ad ogni pie’ sospinto.

    E poi, magari, alla fine qualcuno metterà tutta la carta che arriva in uno scanner per trasformarlo in PDF e distribuirlo o archiviarlo e quel qualcuno si chiederà «Ma non potevano chiedere subito una spedizione in elettronico?»

    Potenza della burocrazia.

  • Tante lettere nell’alfabeto

    Dopo il reboot di Star Trek nell’ultimo film della premiata ditta JJ Abrams & Soci, molti Trekker potevano pensare – a ragion veduta – di non poter vedere nessuna novità dal lato prettamente visuale nel futuro della saga dopo le vicende viste in Countdown.
    Infatti, tutto quello che succede in Star Trek dopo la conclusone di Voyager viene appunto raccontato da libri dove, essendo l’aspetto visuale il meno importante, non vediamo più una pletora di nuove astronavi o nuovi interni per mantenere attiva e focalizzata la nostra attenzione di telespettatori.
    Enterprise e, appunto, il nuovo Star Trek hanno dovuto re-inventarsi il passato, rimanendo quindi imbrigliati tra la necessità di fare qualcosa di nuovo sullo schermo, ma che non risultasse nuovo nella linearità della storia.
    Una interessante eccezione a questo trend è stato nel 2005 il concorso lanciato dalla Simon & Schuster per invitare i lettori della serie Star Trek: Titan a progettare le navi stellari classe Luna, affidandosi quindi all’entusiasmo e alla creatività dei fans.

    Nonostante quel concorso sia rimasto un caso isolato per anni, recentemente i membri del team creativo del MMPORG Star Trek Online si sono mossi nella stessa direzione. Necessitando loro una continua innovazione visiva – almeno visiva: dal lato contenutistico la piattaforma langue terribilmente, ma questa è un’altra storia –  per progettare quella che all’interno del gioco sarà la Enterprise-F e probabilmente  una nuova classe di navi basata su questo disegno, alla Cryptic hanno deciso di nuovo di affidarsi ai Trekker più capaci.
    Il risultato, dopo un rimaneggiamento della proposta di Adam Ihle che ha vinto il concorso, è il modello digitale mostrato in apertura di questo post ed è discusso in dettaglio in un post del Produttore Esecutivo e in uno del Art Lead sul sito ufficiale di star Trek Online.

    Non sono sicuro se il fatto che Star Trek sia sempre più nelle mani dei Trekker sia una cosa positiva o un allarmante segnale di una mancanza assoluta di idee da parte di chi possiede il prodotto e che dovrebbe crearne i contenuti.

     

  • Tu usa il mio che io uso il tuo

    Con notevole ritardo, questo fine settimana ho finalmente completato la visione del keynote presentato da Steve jobs nell’ultima Apple WWDC su YouTube.
    L’ho trovato un po’ sottotono rispetto alle presentazioni viste nei mesi passati, che erano state decisamente di impatto maggiore, nonostante in questo particoalre frangente le novità fossero molte e qualcuna anche interessante.

    Tutti ormai sapete che una delle novità presentate è stato iCloud, il sevizio di Apple che consoliderà l’offerta online esistente in un prodotto nuovo e apparentemente più funzionale.
    Per mostrare che Apple ha tutti i mezzi per supportare una infrastruttura cloud di questo tipo e con la capacità promessa, proprio negli ultimi minuti di presentazione, Jobs ha mostrato le fasi di costruzione della terza server farm della Azienda, sia all’esterno che all’interno.

    In qualche fotogramma che mostra per brevemente un corridoio freddo della farm, ho notato una cosa curiosa che potete anche voi vedere nelle due foto inserite in questo post.
    Vi sarete resi conto che nessuno dei server nei rack è un server Apple, ma anzi le mollette di dischi hot-swappable di colore bordeaux ci fanno capire subito che queste macchine sono prodotte da un’altra Azienda californiana abbastanza nota agli addetti al settore.

    Sarebbe stato di grande impatto mostrare come anche l’infrastruttura server che sta dietro le quinte dell’offerta consumer di Apple è basata su Mac e MacOS X, non tanto per i fan sfegatati – che per loro definizione rimangono tali indipendentemente che quello che succede – ma piuttosto nei confronti del mercato business.
    Il messaggio che passa allo spettatore, a mio parere, è che il Mac va bene per i giochini a casa, ma quando invece il gioco si fa duro e si parla di stabilità del business – e di profitti della Apple – bisogna rivolgersi a una informatica di tipo e marca diversa, forse più seria.
    Che il mago del marketing stavolta abbia toppato alla grande?

  • Non è colpa degli hacker

    Ultimamente ci sono stati molti episodi di attacchi informatici a vari siti, a partire dal noto caso di Sony, di cui credo si sia perso il conto dei siti compromessi.

    The Hacker News segnala un errore nel sito di CNN che sono riuscito a riprodurre senza problemi.

    Se si visita l’URL http://cgi.money.cnn.com/tools/collegecost/collegecost.jsp?college_id='7966 (notare l’apicino) esce il bel messaggio d’errore

    ERROR!
    SELECT G.NAME, G.STATE_CODE, G.CITY, E.TUIT_OVERALL_FT_D, E.TUIT_AREA_FT_D, E.TUIT_STATE_FT_D, E.TUIT_NRES_FT_D, E.FEES_FT_D, E.RM_BD_D, E.RM_ONLY_D FROM COLLEGE_EXPENSES E, COLLEGE_GENERAL G WHERE G.INUN_ID = '7966 AND G.INUN_ID = E.INUN_ID (+) ORDER BY E.ACAD_YR DESC
    java.sql.SQLException: ORA-01756: quoted string not properly terminated

    e la videata riprodotta a qui sopra.

    Questo non è un sofisticato attacco di un esperto programmatore contro un sito dotato di tutte le normali difese che il buon senso richiede.

    Si tratta, invece, del più banale degli esempi di SQL Injection, così ovvio che è citato nella Wikipedia.

    Come narra la cronaca, la maggior parte degli attacchi contro vari siti ha avuto successo non perché portati da gente esperta, ma perché c’era una porta lasciata colpevolmente aperta che attendeva solamente che qualcuno entrasse.

    Un’ultima cosa:  visualizzare all’utente trace e dettaglio degli errori in un ambiente di produzione non è la più furba delle idee.

  • VMware e la libertà di scelta

    Uno dei vantaggi del passaggio alla virtualizzazione che interessano poco l’utente finale ma è molto importante per i SysAdmin è la libertà che offre questo tipo di tecnologia.

    Qui mi riferisco a VMware perché conosco questo prodotto, con ogni probabilità le medesime cose valgono per altre piattaforme di virtualizzazione.

    Questo articolo si riferisce alla realtà delle piccole e medie imprese (PMI), caratterizzata da una notevole fluidità, che spesso rende difficile, se non impossibile, l’adozione di paradigmi di strategia organizzativa tipici delle grosse organizzazioni.

    La prima libertà è quella ovvia della virtualizzazione: le caratteristiche delle macchine virtuali (VM) possono essere variate in corso d’opera per assecondare il variare delle esigenze, spesso senza dover batter cassa. In questo modo l’IT può far fronte ad esigenze temporanee o al mutare delle condizioni e delle richieste degli utenti.

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  • Tempismo perfetto

    Ebbene sì, è tornato il momento di parlare di nucleare civile. La recentissima decisione della Cassazione e della Corte Costituzionale e la relativa scheda grigia nel referendum di Giugno, mi danno le motivazioni e lo spunto giusto per riprendere il discorso.
    Pur consapevole del fatto che sarò probabilmente oggetto di critiche per quanto andrò a scrivere, non mi sento di lasciare che il qualunquismo e i discorsi da bar degli ultimi giorni abbiano la meglio sulla ragionevolezza e sulla realtà, cercherò quindi di proseguire un po’ sul discorso nucleare basandomi il più possibile su fatti accertati e non sulla emotività.
    Come al solito, non ho la presunzione di indicare la via o di imporre idee – come sfortunatamente fanno alcune associazioni ambientaliste e politiche – ma mi pongo solo lo scopo di presentare un punto di vista diverso al lettore su cui spero vorrà riflettere per suo conto.

    Partiamo quindi da questa decisione che è particolarmente deleteria – e lo è indipendentemente dalla parte politica in cui ci si identifica o dall’opinione che si ha sul nucleare.

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  • C’è modo e modo di aver ragione

    Un cliente ha i suoi nomi a dominio gestiti da Register.it, come altri miei clienti.

    Oggi questo cliente mi chiama lamentando un problema al mail server, esterno rispetto a Register.it e non gestito da loro.

    Dopo alcuni test, scopro che il nome a dominio (un .it) del cliente è scaduto oggi e che il cliente aveva sì l’autorinnovo del nome a dominio, ma era appoggiato su una carta di credito scaduta il mese scorso.

    A completare il quadro murphyano, la mailbox a cui venivano recapitati gli avvisi di Register.it non viene letta da qualche mese causa avvicendamento di personale.

    Questa mattina, scaduto l’abbonamento, Register.it ha riscritto la zona del nome a dominio facendo puntare l’MX sui propri server, che, però rispondevano con un errore come questo:

    Come si può vedere, l’errore è di tipo 5xx (permanent error, do not retry), in altre parole tutta la mail spedita da questa mattina rimbalzava al mittente.

    Una volta accortosi dell’errore, il cliente ha rimediato subito e ha rinnovato l’abbonamento. Dal canto suo, Register.it ha ripristinato la zona originale immediatamente dopo l’avvenuto pagamento.

    Resta, tuttavia, l’amarezza nel constatare che un minuto dopo la scadenza di un abbonamento, Register.it inizia a forzare il rimbalzo delle mail con errore 5xx. Almeno per i primi giorni non si potrebbe semplicemente oscurare il campo MX o fare, comunque, in modo che chi spedisca la mail riceva un errore 4xx (termporary error, retry later)?

    Terrò presente anche di questo quando un cliente mi chiederà dove appoggiare i suoi nomi a dominio, è il bello della concorrenza.