Categoria: Commenti

Commenti a fatti o notizie

  • Hotel micragnosi

    Esci dall’ufficio, arrivi in hotel e vorresti leggere con calma la mail o qualche articolo, ma scopri che la connessione è a pagamento. Eppure sei in un albergo decisamente caro.

    Quanto segue è una coda a quanto già esposto da Luca.

    Un annetto fa l’albergo di Ancona su un’altura di fronte alla Mole Vanvitelliana voleva 10 €/ora, stesso prezzo richiesto pochi giorni fa da un Marriott della Costa Azzurra in Francia, il cui prezzo di listino (se mai l’hanno applicato a qualche sprovveduto) è di 530 € a notte; un altro albergo di pari categoria della medesima zona ha prezzi analoghi per la connessione a Internet.

    Non sto parlando, quindi, di piccoli alberghi, spesso gli unici a fornire gratuitamente una connessione, accompagnata da un sorriso del padrone.

    I grandi alberghi, invece, riescono a rendersi ancora più odiosi lucrando su un qualcosa che si può avere con un epsilon del prezzo che tentano di praticare. In buona sostanza, si sta ripetendo la storia delle tariffe delle chiamate telefoniche, che, appena prima delle diffusioni dei telefoni GSM, avevano raggiunto cifre che superavano il furto per sconfinare nella rapina a mano armata.

    Da segnalare, per quanto riguarda la mia esprerienza, una piacevole eccezione: l’hotel Hoxton di Londra, che offre connessione gratuita sia nella hall sia nelle stanze.

    Domanda agli albergatori che fanno pagare Internet: siete veramente convinti di guadagnarci facendo così? Perché non aumentare di pochi euro la tariffa giornaliera, ma offrendo la connessione Internet (ovviamente con il blocco di p2p e similari) compresa nel prezzo?

  • Aggiornare è meglio

    I recenti fatti di cronaca relativi agli attacchi informatici dei siti di varie aziende sono noti a tutti e sono in continua evoluzione.

    Se si leggono le analisi di molti malware, uno tra tutti Stuxnet, si riconosce un vettore d’attacco comune a molti programmi di questa categoria: lo sfruttamento di vulnerabilità 0-day o corrette dall’ultimo aggiornamento.

    Avevo già trattato questo argomento qualche anno fa, ma mi sembra il caso di tornarci, anche perché sono cambiate un po’ di cose, tra cui la virtualizzazione.

    Anche lasciando la variabile virtualizzazione fuori dall’equazione, credo che nel 2011 aggiornare i sistemi operativi e gli applicativi sia l’unica strada sensata percorribile.

    Pensare che continui ad andare bene perché fino a quel momento è andata bene è irresponsabile e per nulla professionale.

    Aggiornamento del 16/6/2011 – Secondo un articolo di Naked Security l’aggiornamento di Windows distribuito all’inizio dell’anno che ha cambiato il comportamento dell’AutoRun ha drasticamente ridotto la diffusione di virus che si propagano attraverso le chiavette USB.

    Certo, deve esistere un solido disaster recovery plan che regga il sistema informativo, ma l’adozione di un sistema di virtualizzazione che, come VMware, disponga di un sistema di snapshot unito ad un buon software di backup (come Veeam e l’Instant VM Recovery) rendono la vita molto facile a chi vuole aggiornare in tutta tranquillità, senza correre il pericolo di lunghi downtime dovuti al recovery di un disaster.

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  • Dot-COM 2.0

    Sul finire del secolo scorso si era creata quella che in seguito sarebbe stata chiamata la bolla delle dot-COM.

    Come spiega la Wikipedia inglese, il modello di business delle dot-COM si basava sullo sfruttamento dell’effetto rete. Queste aziende operavano in perdita netta per costruire delle quote di mercato e offrivano i loro servigi in maniera gratuita con l’aspettativa di poter costruire una presenza di mercato tale che avrebbe consentito, in seguito, di applicare delle tariffe ai servizi. Sappiamo tutti come sia andata a finire.

    A partire dall’esplosione della bolla dei tulipani del XVI secolo, ogni volta che si guarda indietro si sorride per la presunta facilità con cui si sarebbe potuta evitare la bolla.

    Ultimamente Skype, 850 milioni di dollari di fatturato, è stata acquistata da Microsoft per 8,5 miliardi di dollari. Lo scopo della società di Redmond, che ha già messo le mani su Nokia, sarebbe di sfruttare i 663 milioni di utenti registrati di Skype per poter vendere servizi di telefonia integrata tra PC e rete mobile. Inutile ricordare che molti di quei 663 milioni di utenti usano Skype perché si telefona gratis e non è affatto detto che pagheranno allegramente Microsoft. Ricorda qualcosa?

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  • Il TCP/IP non funziona come credi di aver capito quando hai fatto il corso

    Ci sono sempre più dispositivi interconnessi tramite  TCP/IP i cui installatori devono confrontarsi, piaccia o no, con questo protocollo di rete.

    Per fare due esempi, fino a pochi anni fa gli installatori di centralini e di fotocopiatrici potevano tranquillamente ignorare le regole di networking e di TCP/IP; adesso devono conviverci.

    Come se non bastasse, molte organizzazioni fanno corsi superficiali senza verifiche finali serie al personale che deve poi operare sul campo o dai clienti con il nome dell’organizzazione medesima.

    I risultati, purtroppo, vanno dal comico al grottesco al tragico; tra le recenti esperienze ho visto:

    • l’installatore del centralino VOiP secondo cui centralino e telefoni devono essere assolutamente configurati con quella classe di IP perché “al corso ci hanno detto di fare così”;
    • l’installatore della stampante multifuzione che vuole attivare tutte le caratteristiche avanzate, si sbaglia, configura il POP3 del cliente nella stampante e la stampante cancella tutta la mail del cliente;
    • il tecnico di RagnatelaVeloce (nome non troppo di fantasia…) che, chiamato per un guasto all’ADSL, riconfigura l’IP della LAN del router “perché come è adesso è impossibile che funzioni” mettendo offline il cliente (la LAN è solamente su una classe diversa dal default 192.168.0.0/24).

    Potrei continuare citando decine di casi simili, molti riferibili a queste tre categorie di tecnici.

    Una preghiera a chi ha tecnici in giro che mettono le mani sul TCP/IP: o gli fate un training serio e costante, oppure fate fare la configurazione di rete a chi è capace. Grazie.

  • Gennaio 1996, ieri

    E’ successo nella notte fra il 15 e il 16 Aprile scorsi. I media ne hanno parlato poco o niente. Oggi ho aperto il numero di Maggio di Le Scienze e ho deciso che almeno noi, su questo blog, avremmo dovuto spendere due parole.

    Sì, perché tre settimane fa ci ha lasciato uno scienziato e giornalista di spessore, Enrico Bellone, che è appunto stato direttore di Le Scienze e della sua parente Mente & Cervello, oltre ad aver dato un contributo significativo alla biblioteca dell’Editore Codice di Torino.
    Il numero di questo mese della rivista scientifica, da lui diretta fino a pochi anni fa, si apre con un editoriale che è la ripubblicazione del suo primo, appunto nel Gennaio del 1996, ed è anche leggendo questo breve pezzo che ci rendiamo conto dell’importanza del personaggio.

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  • Non solo in Italia le cazzate legislative

    PasswordCome dice Luigi quiogni tanto qualche legislatore ha la bella idea di regolamentare qualche aspetto dell’informatica“.

    E’ notizia di circa un mese fa che il governo francese ha deciso di proibire che le password all’interno di un sistema informatico vengano conservate criptate.

    Secondo la BBC la legge obbliga i siti di e-commerce, i servizi di video, music ed i provider webmail di mantenere alcuni dati degli utenti. Questi includono il nome completo, indirizzo, numeri di telefono e password. Ovviamente i dati devono essere passati alle autorità su richiesta. Polizia, dogana ed ufficio delle imposte hanno diritto ad accedere a quei dati.

    Alcuni big della rete come Google, Ebay si sono attivati al fianco dell’associazione francese per i servizi alla Internet community (ASIC) per una battaglia legale. Alcuni hanno dichiarato che potrebbero anche chiudere completamente i propri servizi agli utenti transalpini.

    (via Napolux)

  • L’importante è sapere a chi dare la colpa

    Si sa che nelle organizzazioni trovare il colpevole è più importante di trovare una soluzione e l’AD di Telecom Italia Franco Bernabè (63 anni) offre un triste esempio di questo comportamento.

    Guido Scorza cita alcuni passi dell’audizione dell’AD dell’incumbent che ricalcano alla perfezione quanto detto sopra.

    Prima di commentare quanto detto da Bernabè rilevo che sul sito di Telecom Italia svettano due offerte ADSL, una a 7 Mbit/384 kbit e l’altra a 20 Mbit/1 Mbit ed è ben in evidenza l’offerta cubovision, che trasmette la TV sull’ADSL 20 Mbit.

    Secondo Bernabè la lentezza di Internet in Italia sarebbe colpa “dell’immensa crescita del traffico video, in particolare di quello peer-to-peer, che è scaricato illegalmente soprattutto dalle generazioni più giovani”.

    Ecco fatto! Abbiamo una rete che fa schifo? Colpa di questi giovinastri che rubano attraverso Internet. Chissenefrega se la tecnologia permette di fare streaming video, questo è un problema per l’infrastruttura della rete. Però Telecom vende cubovision, evidentemente quello non è un problema.

    Ma non basta: “Giusto per darvi alcuni riferimenti numerici, sulla nostra rete circa il 70 per cento del traffico è video, di cui il 50 per cento è peer-to-peer e viene fatto da due applicativi, eMule e BitTorrent, che servono esclusivamente per scaricare illegalmente film dalla rete; un’altra componente è rappresentata da YouTube; un’altra, che non vorrei citare, è quella dei video a luci rosse e poi ci sono altri tipi di file video che saturano una quantità rilevantissima della rete.”

    In un colpo solo Bernabè ha fatto filotto con i luoghi comuni di Internet: rubano tutti, la tecnologia p2p serve solo a rubare e the Internet is for porn. Non poteva certo mancare una pennellata di sesso proibito, quello tira sempre e fa notizia!

    Per quanto riguarda il fatto che BitTorrent serva esclusivamente per scaricare illegalmente film dalla rete, dottor Bernabè impari a conoscere Internet prima di parlarne, ma non vada solamente sui siti dei quotidiani, su YouTube e YouPorn perché c’è tutto un mondo da scoprire, posto di averne voglia.

    Il sottoscritto ha un’ADSL, non certo con la SIP, che ha un’ottima qualità costante da oltre un lustro, nonostante il fatto che sulla rete di Telecom ci siano solamente dei ladri e dei pervertiti.

    Se l’AD della Telecom (l’AD, non l’ultimo degli impiegati) non è in grado di soddisfare le offerte di connettività e teme ritorsioni da parte delle associazioni dei consumatori, non dovrebbe pararsi le terga come un normale dipendente, ma o rimodulare le offerte perché siano realistiche oppure potenziare la rete investendo i soldi che riceve, senza trovare alibi poco credibili.

     

     

  • Filtri P2P? No grazie.

    Il titolo è chiaro: “According to Advocate General Cruz Villalón, a measure ordering an internet service provider to install a system for filtering and blocking electronic communications in order to protect intellectual property rights in principle infringes fundamental rights“. Il testo (pdf) è altrettanto chiaro.

    Finalmente qualcuno si è accorto che certe misure “preventivistiche” sono una emerita stronzata perchè partire dal presupposto che uno possa commettere un crimine non è e non deve essere una giustificazione sufficiente per privare questa persona dei propri diritti.

    Forse per proteggere il diritto di autore bisogna trovare soluzioni più intelligenti.
    Questa è illegale.

     

     

  • PDF, omissis, grafica a oggetti, figuracce

    Ci risiamo. Un altro caso di ignoranza (in senso etimologico) informatica ha scatenato un putiferio.

    Il Ministero della Difesa britannico ha ammesso che le censure applicate su un documento PDF sono leggibili da tutti. Un caso analogo era capitato con il rapporto statunitense relativo alla morte di Nicola Calipari.

    Alla base di questi due incidenti c’è la mancanza di conoscenza o la poca familiarità con lo strumento che si sta utilizzano, la qual cosa porta alla redazione di procedure di sicurezza aggirabili con un copia e incolla e alla diffusione di informazioni classificate.

    Questo succede perché chi compie queste azioni non ha ben chiara la differenza tra un documento bitmap e uno a oggetti.

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  • Eccone un altro che ha bisogno di pubblicità…

    Già altre volte avevo sottolineato come ogni tanto qualcuno cerchi di ritornare sulla cresta dell’onda o di far parlare un po’ di lui utilizzando Facebook. L’ultimo è stato Jimmy Kimmel e questa volta tocca a Bruce Sterling, rinomato scrittore di fantascienza che, probabilmente, sente la necessità di farsi ulteriore pubblicità usando Facebook.

    In una recente intervista Sterling ha difatti pontificato che “Facebook ha i giorni contati“, completando il tutto prima affermando che è un pazzo chi punta sul futuro a lungo su Facebook così come altri social network, e poi sntrando pure nello specifico: “Basti pensare a Myspace che nel giro di un anno ha perso piu’ del 70% del suo valore e dei suoi contatti. I social network avranno al massimo sette, forse 10 anni di vita ancora. Poi saranno sostituiti da nuovi media“.
    La cosa fa più effetto se pensiamo che Sterling è colui che disse “il futuro non è mai scritto“.

    Già… qualche ovvietà, un po’ di sano qualunquismo conditi con la parola Facebook… ecco un altro perfetto modo per far parlare di se!

    C’è anche il rischio che anche lui possa essere sostituito in quel periodo.
    E in meglio.

     


     

  • TIM bocciata in storia. Di nuovo.

    [youtube=http://www.youtube.com/watch?v=yUYbmOMYPPE&w=480]

    Non era sufficiente la vittoria di Napoleone a Waterloo citata da Luca Luciani per incitare i venditori di TIM.

    Oggi TIM festeggia i 600 anni dalla nascita di Leonardo Da Vinci, nato Leonardo di ser Piero da Vinci il 15 aprile 1452, come riporta la Wikipedia.

    Visto che in casa TIM 2011 – 1452 = 600, chi è cliente loro farebbe bene a controllare i conti delle bollette. Non si sa mai…

  • Un obbrobrio legislativo

    Ogni tanto qualche legislatore ha la bella idea di regolamentare qualche aspetto dell’informatica.

    La maggior parte delle volte lo fa senza avere la benché minima idea del settore che sta regolamentando e magari dietro… suggerimento di qualcuno.

    Questa volta tocca ad una mostruosità denominata bozza del Decreto ministeriale del Regolamento di attuazione dell’articolo 2, comma 2, del Decreto legislativo 26 ottobre 2010, n. 198 recante ‘Attuazione della Direttiva 2008/63/CE relativa alla concorrenza sui mercati delle apparecchiature terminali di telecomunicazioni’.

    In due parole, un regolamento che stabilirebbe un’altra certificazione necessaria a chi deve connettere un PC in LAN. Apparentemente anche via wireless.

    Visto che è indetta una consultazione pubblica, anche via email, sarebbe il caso che ognuno dicesse la propria rispondendo alla consultazione pubblica, non limitandosi a lamentarsi del governo solamente al bar e alla macchinetta del caffé.

    C’è uno strumento democratico: usiamolo. Diciamo cosa pensiamo di quella proposta di regolamento all’indirizzo mail comunicazioni.consultazione(a)sviluppoeconomico.gov.it