Gennaio 1996, ieri


E’ successo nella notte fra il 15 e il 16 Aprile scorsi. I media ne hanno parlato poco o niente. Oggi ho aperto il numero di Maggio di Le Scienze e ho deciso che almeno noi, su questo blog, avremmo dovuto spendere due parole.

Sì, perché tre settimane fa ci ha lasciato uno scienziato e giornalista di spessore, Enrico Bellone, che è appunto stato direttore di Le Scienze e della sua parente Mente & Cervello, oltre ad aver dato un contributo significativo alla biblioteca dell’Editore Codice di Torino.
Il numero di questo mese della rivista scientifica, da lui diretta fino a pochi anni fa, si apre con un editoriale che è la ripubblicazione del suo primo, appunto nel Gennaio del 1996, ed è anche leggendo questo breve pezzo che ci rendiamo conto dell’importanza del personaggio.

Infatti, sembrerebbe davvero che quell’editoriale sia stato scritto oggi o la settimana scorsa: si parlava del problema energetico e del fatto che l’Italia non facesse niente per risolverlo, ma che si esercitasse solo nell’arte dello struzzo.
Si trattava della cattiva fama e del cattivo trattamento riservato alla cultura scientifica che è vista solo come una forma di tecnica piuttosto che un pari della vera cultura umanistica.
Non manca un commento sulla pochezza dei finanziamenti pubblici alla scienza, ma Bellone non dimenticava di dire che forse i si stava esagerando con i piagnistei e che bisognava anche investire di più (non solo economicamente) nei rapporti con l’industria.

Enrico Bellone era così, anche per chi lo conosceva solo tramite la carta stampata, non si dimenticava di vedere entrambi i lati della medaglia: qualche hanno fa ebbe il coraggio dalle pagine di Le Scienze di chiedersi e chiedere se effettivamente la scienza che sta dietro al riscaldamento globale non andasse forse indagata con spirito più critico e con meno sudditanza nei confronti del IPCC.
Si scatenò un putiferio di reazioni, con le accuse a Bellone di essere diventato – nel breve spazio di un editoriale – un novello seguace della ideologia della peggior destra americana di negare l’evidenza climatica per tornaconti industriali, o peggio.
E la risposta del giornalista ancora fu un esempio di pacatezza e ragionevolezza che, pur non avendo avuto successo nell’obiettivo di stimolare un dibattito più ampio sul tema, pesa ancora come un macigno in carta patinata nelle menti di chi lo ricorda.

Non ho la pretesa o la presunzione di esaurire il discorso sul personaggio in questo breve spazio, mi sembrava però utile e bello ricordare anche qui quello che Marco Cattaneo ha appena definito Un uomo straordinario.


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