• Wikipedia passa in HTTPS

    wikihttpsA partire da oggi Wikipedia utilizza HTTPS per il login degli utenti e mantiene il protocollo crittografato per il resto degli accessi al sito.

    Questa decisione, già parte del percorso di tutela della sicurezza, è stata anticipata alla luce dei recenti eventi legati alle rivelazioni di Edward Snowden secondo le quali Wikipedia sarebbe stata uno dei metodi per tracciare le persone poste sotto sorveglianza.

    Per il momento HTTPS non viene attivato sulle versioni di Wikipedia di Paesi che scoraggiano o vietano quel protocollo: cinese (zh.*), fārsì (fa.*), gilaki (glk.*), curdo (ku.*), mazanderani (mzn.*) e soranî (ckb.*). In seguito la decisione di utilizzare o meno HTTPS sarà basata sulla geolocalizzazione dell’indirizzo IP dell’utente che visita Wikipedia.

    Ovviamente HTTPS non garantisce l’anonimato né la riservatezza assoluti di ciò che si sta visitando, ma contribuisce, in generale, a ridurre i rischi di furto di informazioni riservate. Esistono firewall normalmente acquistabili su cui si possono abilitare dei veri e propri attacchi di man-in-the-middle per poter analizzare le pagine visitate e confrontarle con le policy impostate. [via Wikimedia Meta]

  • Jurassic news, Back to the 80′

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    Era una sera dove, come spesso avrei dovuto fare un sacco di cose, ma altrettantemente non avevo voglia di fare un bel niente. Mentre vagavo astrattamente su alcuni siti, non so come e non so perché mi si è materializzata una immagine di una vecchio computer di cui ricordavo con precisione il nome e l’aspetto, e che ai suoi tempi, non ero mai riuscito ne a toccare ne a vedere dal vivo. E’ rimasto per sempre una specie di chimera. Tale computer si chiamava New Brain ed aveva un display VFD alfanumerico con un paio di righe per una manciata di caratteri e una piccola tastiera.

    Ho quindi concentrato le mie forze al fine di trovare un po’ di informazioni su quel computer, per vedere quale sia stata la sua sorte e quali erano le sue caratteristiche.
    Googla… Googla… ed arrivo ad un sito che mi attira particolarmente, lo studio meglio e non riesco più a staccarmi. Il sito in questione si chiama Jurassic News e come tanti altri siti è orientato al retrocomputing, con però una marcia in più.

    Il sito gestito da un gruppo di appassionati di lunga data, che grazie alla loro esperienza e passione cercano di mantenere attivo un patrimonio che è in via di estinzione
    attraverso delle ben fatte fanzine gratuite che ad ogni numero tratta in modo dettagliato una serie di dispositivi che vanno dalle prime schede di sviluppo con microprocessori tipo Z80, 6502, 6800, ai veri e propri computer sia piccoli HP41C che più grandicelli CRAY.

    Una delle cose che più mi ha colpito è la precisione e il dettaglio tecnico con cui vengono presentati i dispositivi. E’ evidente che chi scrive gli articoli sa bene di cosa si sta parlando.

    Inoltre vengono trattati corsi di linguaggi di programmazione estinti, curiosità ed aneddoti vari, vengono presentate le più diffuse testate dell’epoca, interviste a personaggi che diedero il loro contributo in quegli anni e molte altre cose ancora tutte succulente e curiose.

    Leggendole si viene letteralmente proiettati in periodi i quali per me, come per molti di voi, sono stati tra i più belli dell’incalzare del mondo dei computer.

    Questa estate mi sono farcito il mio tablet di tutti i numeri e mi sono fatto una full immersion avendo proprio l’impressione in alcuni momenti di essere tornato indietro nel tempo. Il sito offre anche un interessante archivio di riviste dell’epoca oramai estinte.
    Per certi versi è stato per me come aver trovato una macchina del tempo.
    Consiglio a tutti quelli che come me quando avevano 16 o 17 anni passavano i pomeriggi alla GBC smanettando sui PET e sui VIC20, diventando a lungo andare promotori involontari (e non stipendiati) della GBC.

    Buona immersione su JURASSIC NEWS

  • Restano i punti nei nomi a dominio

    ICANN ha deciso che per ora i cosiddetti dotless domain names sono vietati.

    dotless domain names (strano che nessuno abbia ancora iniziato a chiamarli DDN) sono quei nomi a dominio che non contengono alcun punto separatore, ad esempio http://pippo

    La proposta era stata avanzata da Google per poter avere un nome a dominio search in modo tale che gli utenti potessero scrivere http://search per accedere alle funzioni di ricerca.

    Per esperienza diretta posso dire che, almeno fino a qualche anno fa, Microsoft USA (non so se valeva per il resto del mondo) al suo interno utilizzava dei dotless domain names per la intranet (ovviamente con IIS+SharePoint).

    Proprio l’utilizzo di nomi senza punto all’interno delle aziende è una delle argomentazioni contrarie all’utilizzo dei dotless domain names sostenute da una ricerca commissionata da ICANN [PDF]. Il rischio che ci sia sovrapposizione tra qualche nome a dominio senza punto (magari creato ad arte) e dei server nelle intranet aziendali è molto elevato al punto tale da non giustificare il via libera di ICANN.

    Purtroppo i rischi di sicurezza non sono legati solamente ai dotless domain names perché ICANN ha approvato da poco i primi gTLD, che, per giunta, non sono scritti in alfabeto latino:

    • .شبكة (Web in arabo)
    • .游戏 (Gioco in cinese)
    • .онлайн (Online in russo)
    • .сайт (Sito Web in russo)

  • Testa in su, piedi in giù

    E’ notizia di due giorni fa che SpaceX ha completato un ulteriore test del veicolo Grasshopper arrivando a una elevazione di 250m e contemporaneamente spostandosi lateralmente di 100m, prima di atterrare verticalmente alla stessa piattaforma di lancio.
    Qui di seguito il video ufficiale rilasciato dall’Azienda:

    Il veicolo Grasshopper è un test con l’obiettivo di rendere del tutto recuperabile il primo stadio del razzo Falcon 9 consentendogli di tornare in autonomia al sito di lancio con un atterraggio verticale.
    In futuro questa tecnologia potrebbe anche essere impiegata nell’ambito della ipotetica missione Red Dragon.
    I prototipi provati fino ad ora sono basati sulla v1.0 del Falcon 9, mentre in futuro si lavorerà sul Grasshopper v1.1 basato appunto sul primo stadio del nuovo Falcon v1.1.

    Per quanto questa idea non sia nuova – il pioniere nel campo è stato il Delta Clipper Experimental all’inizio degli anni ’90 – stupisce la velocità con cui SpaceX stia progredendo in questo campo e la rapidità con la quale sta passando dall’idea, al progetto, alla fase di test, fino all’applicazione pratica.
    Per il momento pare non ci siano informazioni chiare sul costo di sviluppo e sull’economicità generale nell’utilizzo di questa soluzione.

  • Necessiti di pubblicità? Parla male dei “computer”

    Ultimamente è diventata una moda. Se hai bisogno che si parli di te, devi parlare male dei computer o, peggio, esaltare chi ne parla male.

    E’ questo il caso anche di tale Vittorio Feltri, che credo sia il direttore di un quotidiano poco conosciuto. Visto che a Ferragosto le vendite solitamente calano, questo signore ha deciso di farsi un po’ di pubblicità scrivendo un pezzo in cui si esalta il rifiuto di un medico di Como ad usare il computer, poichè, come spiegato, il ruolo del medico è quello di curare il paziente, avere uno “scatolone di plastica dove immettere i dati” rende tutto un problema.

    La vicenda ha del paradossale. Nel 2013 un medico si rifiuta di fare quello che tutti gli altri medici riescono a fare, ossia a conciliare le visite dei propri pazienti con l’immissione dei dati delle anamnesi e delle disgnosi sul computer. Questa operazione, che per il medico è una “perdita di tempo” è uno dei tanti modi che vengono utilizzati per migliorare la sanità della Regione. Avere su una unica fonte tutte le informazioni sulla storia di un paziente è senza dubbio un grosso aiuto qualora il paziente stesso si trovi dinnanzi ad un medico che non è quello suo. Oltretutto credo che nessuno, nemmeno questo medico, possa essere in grado di ricordare in modo preciso e puntuale tutta la storia medica dei suoi 1500 pazienti e si sa che nel mondo della medicina il “passato” di ogni persona ha una importanza fondamentale per curarla al meglio.

    Ma per questo signore Feltri, no. Per questo signor Feltri il medico è un eroe che resiste al computer dittatore. Ed è ovvio, perchè da quello che scrive questo signor Feltri non sembra conoscere il mondo dei computer molto bene.

    Leggendo il suo articolo (disponibile in forma digitale qui e qui) si evince la poca conoscenza dell’informatica se non “per sentito dire” e del problema specifico. Per lui, infatti, il medico di Fino Mornasco è stato riabilitato perchè “ha accettato […] di smanettare sul pc”. Per questo signor Feltri il compilare la documentazione medica di un paziente, in modo che trovandosi di fronte ad un medico qualsiasi sia immediato accedere a questa informazione, è “smanettare”, termine desueto usato da qualche vecchio che non ha ancora capito cosa sia l’informatica.

    La tesi di questo tale Feltri è semplice: questo medico è un eroe perchè lui “palpa e ausculta il paziente e non si dedica alla tastiera”, mentre i suoi colleghi sono tutti degli incapaci perchè usando la tastiera non sono in grado di fare diagnosi. Se fossi un medico mi riterrei insultato pesantamente da questo tale Feltri, che esalta un lavativo per denigrare chi, ogni giorno, fa il proprio lavoro riuscendo a far combaciare le cure ai pazienti e l’inserimento dei dati. Ma probabilmente i medici hanno letture più interessanti e diffuse che quelle del giornaletto diretto da questo signor Feltri. Per questo signor Feltri il computer è il male: “o ti assoggetti alle regole del cervello elettronico, o ti rassegni alla rottamazione del tuo”.

    Purtroppo non c’è nulla da fare. Di gente così in Italia ce n’è fin troppa. Gente vecchia mentalmente che non ha abbastanza cervello per comprendere come il computer sia uno strumento grazie al quale si possono migliorare le cose. Gente retrograda e limitata per cui l’uso del computer significa spegnere il cervello. Gente triste che pensa che, come scritto nell’articolo da questo signor Feltri, “l’umanità si dividerà in due categorie di stupidi: noi analfabeti elettronici e le generazioni successive schiave (non padrone) dei computer”. Gente che vede il proprio potere sparire piano piano, e si attacca a tutto pur di farsi un po’ di pubblicità.

    Caro signor Feltri, fortunatamente non la conosco e non leggo il giornalino che dirige, ma le suggerisco di informarsi un po’. L’umanità, fortunatamente, si dividerà in 3 categorie. Le due indicate da lei, nelle quali, evidentemente, lei si immedesima in modo egregio, e una terza categoria fatta da persone con cervello che usano gli strumenti informatici per migliorare il proprio lavoro, senza sentirsi assolutamente schiavi, ma proprio sfruttandoli. E la maggior parte delle persone è proprio così.

    Ripeto, basta solo informarsi e guardarsi in giro. In modo onesto, ovviamente. E forse è proprio questo il problema.

    Buon ferragosto.

     

  • Anche una MicroRisposta va bene

    Twitter-HelpIl neologismo “microblogging” non è mai entrato nell’uso comune quanto quello della sua killer application ovvero Twitter.
    Partito appunto con l’idea di diventare il corrispondente per internet dello SMS, si è evoluto poi in un social network di uso mondiale: ormai il termine tweet è entrato nell’uso comune e gli hashtag sono talmente ubiqui che strumenti di terze parti si sono adeguati fin da subito al loro utilizzo (Instagram) mentre altri hanno ceduto dopo anni (Facebook).

    Anche le  finalità di utilizzo si sono negli anni diversificate e sono quanto mai variegate: in tempi recenti non è strano vedere usare questo servizio come una sorta di e-mail.
    Si tratta infatti un modo semplice per inviare messaggi brevi con “allegati” a uno o più contatti.
    Altro uso ormai entrato nella prassi aziendale è quello di usare un account Twitter, non solo come strumento di marketing, ma anche per comunicare con i clienti: per dare assistenza, ricevere suggerimenti o lamentele.

    L’idea non è cattiva: il vantaggio per l’azienda è di costringere il cliente ad esprimersi in spazi del ristretti invitandolo quindi, idealmente, a usare oculatamente i suoi 140 caratteri venendo al dunque tralasciando fronzoli inutili. D’altra parte, il cliente dovrebbe beneficiare di una velocità di trattamento, oltre che della possibilità di essere aiutato volontariamente anche da soggetti terzi, eventualmente non legati all’azienda, ma semplicemente lettori casuali.

    Recentemente mi è capitato di usare Twitter per questi scopi, appunto, e ho tratto qualche conclusione che mi sembra opportuno condividere con i colleghi Geek.

    (altro…)

  • Neptune’s Brood

    Neptune's BroodCome ogni romanzo di Charles Stross, anche Neptune’s Brood è un vulcano di invenzioni e idee.

    Siamo in un distante futuro di transumani in cui la velocità della luce non solo non è superabile ma viene utilizzata per elaborare sofisticate frodi finanziarie.

    In questo contesto la popolazione si sposta trasmettendo la propria personalità da un sistema stellare ad una altro attraverso trasmissioni laser.

    In questo racconto Stross pone molto l’accento sul lato economico-finanziario, infatti la protagonista Krina Alizond-114 proviene da una famiglia di banchieri  per conto dei quali sta facendo un pellegrinaggio di studio in vari mondi.

    La trama non è certo povera di colpi di scena che rendono il libro unputdownable; a questi si affiancano le consuete invenzioni strossiane che vanno dai pipistrelli assicuratori ai calamari socialisti alla setta religiosa per cui una Soyuz rappresenta un’icona di culto.

    L’unico appunto che mi sento di fare è che il finale mi ha dato l’impressione di essere un po’ troppo frettoloso, ma per il resto è un racconto godibilissimo.

  • OMNI REBOOT

    OMNI REBOOTJeremy Frommer ha acquistato la collezione privata dell’ex editore di OMNI (e Penthouse), Bob Guccione, scomparso nel 2010.

    Avendo acquisito anche i diritti dell’utilizzo del nome della celebre rivista, Frommer ha deciso di lanciare il progetto OMNI REBOOT.

    Tra i primi racconti apparsi si notano le firme di Bruce Strling e Rudy Rucker.

    Nell’articolo di apertura del sito viene subito specificato che, per fortuna, non si vuole imitare la vecchia rivista patinata del secolo scorso. La linea editoriale indicata è necessariamente fumosa; spero solo che non prenda una piega un po’ troppo new ageparanormal.

    Vedremo se il sito riuscirà a fare un reboot anche del sense of wonder che permeava OMNI, certamente vedere quel logo rivivere non può lasciare indifferenti “quelli che c’erano” quando esisteva ancora l’edizione cartacea del secolo scorso.

  • PuTTY 0.63

    puttyÈ stata rilasciata la versione 0.63 di PuTTY.

    Questa è una release che corregge alcuni possibili problemi di sicurezza, quindi tutti gli utilizzatori abituali di PuTTY dovrebbero aggiornare le loro installazioni.

    Nel caso di autenticazione con chiave privata, le versioni precedenti conservavano in memoria una copia della chiave privata per tutta la durata della sessione ssh. In caso di swap o crash dump la chiave privata poteva anche essere scritta su disco.

    Un altro baco permetteva al server di una sessione SSH-2 di trasmettere delle risposte tali per cui PuTTY andava in buffer overrun o underrun e crashava. Questa vulnerabilità poteva essere sfruttata prima ancora della verifica delle chiavi.

    Una nuova feature consente alle applicazioni nelle sessioni xterm di capire la differenza tra testo scritto effettivamente dall’utente e testo incollato in modo da potersi comportare di conseguenza.

  • Tiny Tiny RSS

    tiny tiny rssQuando a metà di marzo Google aveva annunciato la chiusura del suo reader online  si era aperta la caccia all’alternativa.

    All’inizio mi ero attrezzato con un mio reader basato su SimplePie, che faceva il suo onesto lavoro. Ultimamente stavo provando Feedly, ma ieri ha annunciato che ci sarebbero state due versioni: una gratuita e una a pagamento, la qual cosa mi ha convinto a tornare sui miei passi.

    Dietro segnalazione di Luigi ho provato Tiny Tiny RSS, che si è rivelata una piacevole scoperta.

    Tiny Tiny RSS è un reader online di RSS open source scritto in PHP (richiesta la versione 5.3) che utilizza MySQL o PostgreSQL come base dati e supporta più profili utente.

    L’installazione è abbastanza semplice e ben documentata: una volta copiati i file nella directory desiderata e creato il database, il tutto avviene via interfaccia web.

    Le opzioni disponibili sono molte e permettono una personalizzazione notevole. Il programma permette di importare un file OPML, chi viene da Feedly può scaricarlo qui. In tema, il file esportato da Feedly non rispetta in maniera ferrea le regole XML e potrebbe non essere importato da Tiny Tiny RSS; in particolare bisogna verificare che i nomi dei feed e gli URL non contengano caratteri ‘&’ non convertiti nell’entità HTML ‘&’

    L’aggiornamento dei feed viene eseguito da uno script demonizzato che gira sotto il profilo utente di Apache.

    Una volta importato l’elenco dei feed e impostato il demone, resta solamente da regolare qualche opzione e godersi il nuovo reader personale di cui ho trovato molto utili le scorciatoie da tastiera.

  • Associare il profilo Google+ di un autore ad un articolo di WordPress

    È possibile associare un profilo Google+ ad un utente di un blog di WordPress per fare in modo che tutti gli articoli scritti da quell’utente siano riconducibili al profilo Google+.

    Per completare questa procedura sono necessari:

    • un account Google+
    • un blog gestito da WordPress
    • la possibilità di installare plugin

    (altro…)

  • Lockdown

    lockdownApogeo ha pubblicato Lockdown – L’imminente guerra civile per il computer universale.

    Si tratta di un ebook gratuito (quindi niente sconti!) che contiene le traduzioni fatte dal sottoscritto con il fondamentale aiuto di Paolo Attivissimo di due discorsi di Cory Doctorow pubblicati sul web da Siamo Geek.

    Sono due letture pregne di concetti e di idee su cui riflettere, specialmente alla luce degli ultimi fatti legati alle rivelazioni di Edward Snowden in merito all’attività della NSA.

    Doctorow non è nuovo a questi temi e tempo fa ha scritto vari racconti brevi in merito, tra cui After the Siege e I, Robot (i link sono alle versioni inglesi del testo, scaricabili gratuitamente).

    Buona lettura!