Sarà capitato a molti dei lettori di vedere uno dei nuovi prodotti della casa automobilista francese Renault, la piccola city-car Twizy. La caratteristica peculiare di questa auto è quella di essere unicamente elettrica, pensata appunto come il primo modello di serie che possa attirare una numerosa clientela, almeno nel suo circoscritto segmento.
Se non avete visto lo spot televivo – che poi è l’argomneto di questo post – vi prego di dargli una occhiata grazie al filmato di YouTube che integro per comodità qui sotto.
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E’ a prima vista evidente come lo spot giochi sul concetto assurdo di vedere molti delle apparecchiature elettriche che usiamo tutti i giorni alimentati con qualche tipo di combustibile fossile. Da questo contrasto, il video ci porta poi a indurre che, dopo tutto, anche per viaggiare sarebbe in effetti più logico usare l’elettricità.
Finito questo spot, qualcuno si sentirà sollevato nel pensare che finalmente ci stiamo avviando verso un futuro pulito basato sulla corrente elettrica a zero emissioni e che, dopo tutte le battaglie ecologiste che si sono combattute il mondo sta veramente cambiando.
Lo spettatore un po’ più attento, che nel frattempo abbia nche acceso il cervello, invece ne tirerà fuori una conclusione diversa.
Una conclusione opposta, in effetti: perché, a pensarci bene, tutta la prima parte dello spot mostra la pura verità, è proprio il finale che invece ci propina una assurdità.
A fianco della scritta “0% emissioni”, infatti, campeggia un bell’asterisco che rimanda a una scritta in corpo minuscolo che precisa placidamente “zero emissioni in fase di funzionamento”.
Ohibò, cos’è questa storia? Ci sono emissioni fuori dalla fase di funzionamento?!
Ci sono, eccome.
La domanda più logica che uno dovrebbe farsi è: ma da dove arriva l’energia elettrica con cui dovremmo caricare questa taumaturgica automobile?
Vediamo qualche numero: nel 2010 l’Italia ha prodotto un ragguardevole 20,6% di energia da fonti rinnovabili (principalmente da fonte idroelettrica) e ha importato il 12,9% dall’estero (da un mix di fonti: nucleare, termico e rinnovabili in varie forme).
Abbiamo lasciato volutamente per ultimo il numero più ingombrante: il 67,2% dell’elettricità viene prodotto da centrale termoelettriche sul nostro territorio nazionale (la piccola differenza dal 100% del totale deve tenere conto di un minuscolo mercato di esportazione, che non ha rilevanza in questa sede) .
Veniamo ora alla seconda comanda: come funzioneranno queste centrali termoelettriche?
I tre combustibili che incidono nella misura preponderante sono: il gas naturale (per il 66,2%), il carbone (17,2%) e infine i vari derivati petroliferi insieme a scarti industriali combustibili (6,3%).
Quindi, se tiriamo le somme di tutto questo, una percentuale superiore al 60% dell’energia elettrica in Italia è prodotta direttamente dai combustibili fossili.
Non abbiamo qui tenuto conto dell’energia di origine fossile che viene dall’estero, così come abbiamo ignorato il livello di pulizia di fonti che vanno sotto le rinnovabili e degli altri materiali che vanno bruciati nelle centrali termiche, ma tant’è: il discorso spannometrico che stiamo facendo va già bene a questo livello di approssimazione.
Detto tutto questo, ci rendiamo effettivamente conto come lo spot dell’automobile ci metta di fronte al paradosso di considerare pulita una energia che in effetti viene per grande parte da fonti fossili, non rinnovabili né tanto meno, in ultima analisi, pulite (nonostante quello che qualche industriale o ecologista scervellato vogliono farci credere). Avere un auto elettrica, per come è fatta la nostra rete produttiva, non cambia un bel niente in meglio: invece di bruciare benzina in automobile, finiamo per bruciarne in una centrale termoelettrica.
Se non benzina, petrolio; se non petrolio, gas naturale o, più facilmente in futuro, carbone.
Tante grazie, ma se tutti ci concentriamo a fare gli eceologically correct con questi prodotti da vetrina, chi ci penserà a risolvere davvero il problema energetico alla radice?
Non è questo il modo, non risolviamo un bel niente, diamo solo false sicurezze al grande pubblio che non vuole oppure non sa come informarsi e capire veramente.
Certi spot semplicistici andrebbero molto semplicemente proibiti: per come è costruito questo è, in due parole, pubblicità ingannevole.
Niente di più.
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