Sulla prima dell’edizione cartacea del Corriere di oggi c’è un richiamo ad un articolo interno il cui titolo è qui riprodotto.
Come se non bastasse la versione cartacea, Beppe Severgnini ha riportato la sua esperienza anche in una pagina web.
Da persona che ha a che fare ogni giorno con l’inadeguatezza dell’infrastruttura italiana, mi permetto di dire a Severgnini che il suo articolo suona un po’ troppo cyber-fighetto e se lo sarebbe potuto anche risparmiare.
Se Severgnini avesse voluto esperire quello che si prova ad avere una connessione a Internet assente o inadeguata gli sarebbe bastato uscire dalla sua Crema e fare un giro nei paesini attorno e, soprattutto, nelle zone artigianali. Si sarebbe reso conto, chiacchierando con la gente, che una connessione ad Internet costante e affidabile è possibile solamente sborsando ingenti somme di danaro (non rimborsate dal Corsera) e alcune volte nemmeno così si ha una connettività adatta per poter lavorare seriamente.
Dispiace constatare che la notizia di un giornalista che decide motu proprio di restare una settimana senza Internet finisca sulla prima del Corriere, mentre la notizia che milioni di Italiani hanno, obtorto collo, una connettività indecente non interessa a nessun giornalista.
Ma forse questa è l’applicazione della regola del giornalismo secondo la quale un cane che morde una persona non fa notizia, mentre una persona che morde un cane è una notizia.
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