Questo è quello che mi è capitato un paio di giorni fa, un tipico esempio di procedure applicate senza un minimo di competenza tecnica o contestualizzazione del problema.
Un rivenditore con cui collaboro mi fornisce un apparecchio informatico (in questo contesto non importa quale) che, per comodità, diremo che è di marca ACME.
Su richiesta del cliente finale, prima di consegnarlo lo provo e lo configuro a casa mia.
Connetto l’alimentatore esterno alla corrente e mi salta il magnetotermico che protegge le prese. Riarmo il magnetotermico, cambio cavo di alimentazione e presa, riattacco l’alimentatore e succede la stessa cosa. Posso affermare con ragionevole sicurezza che l’alimentatore ha qualche problema.
Avviso il rivenditore, il quale mi dice che si informa sulle procedure. Il giorno dopo mi dice che ha parlato con il distributore italiano di ACME: faranno uno scambio di alimentatori, non bisogna riconsegnare il resto.
Vado dal rivenditore per riconsegnare l’alimentatore e scopro che nel frattempo il distributore di ACME ha inviato una mail indicando la procedura da seguire per poter fare lo scambio. La leggo e stento a crederci, anche il rivenditore è perplesso. Decidiamo di chiamare il distributore italiano per chiedere lumi e fa parlare me direttamente.
La cortese signorina del distributore di ACME mi conferma che per avere la sostituzione dell’alimentatore KO devo andare sul sito internazionale di ACME, aprire un ticket per il supporto online, attendere la risposta del supporto e solo allora, se il supporto non riesce a venirne a capo, potrò spedire la parte guasta, allegando stampa del ticket aperto via web.
Faccio presente alla cortese signorina che il guasto non è nell’apparecchio in sé, bensì nell’alimentatore che mi fa saltare la corrente. La signorina capisce la natura del mio appunto, confessa che l’ufficio italiano di ACME non ha personale tecnico e che, quindi, devo procedere come indicato.
Vado sul sito di ACME, compilo il form e nella segnalazione dell’inconveniente alla fine scrivo che l’ho aperto su precisa richiesta dell’ufficio italiano, che non me lo cambia senza quella trafila.
Magari quelli che verranno dopo di me avranno maggior fortuna.
Il tutto per un dannato alimentatore cinese da tre dollari scarsi.
Aggiornamento 22/10 – Il supporto tecnico di ACME ha ovviamente risposto “Vi abbiamo spedito l’alimentatore”.
6 risposte a “Le regole sono regole!”
Questo e` il caso in cui fai prima a cambiare alimentatore a tue spese, e poi segnare sul libro nero il nome della ACME.
Se dovessi blacklistare tutti i brand con un pessimo/assente supporto in Italia finirei per cambiare lavoro.
Vediamo se dalla casa madre capiscono che e’ bene avere un riferimento tecnico negli uffici periferici.
A part tutto, se il danno era realmente dell’alimentatore, indipendentemente dalle questioni di ‘principio’ lo avrei sostituito con un’altro (Che facilmente avevo già in casa rapinato da qualche altro dispositivo simile in disuso) e avrei sistemato la cosa, in una decina di minuti. Il solo fatto di aprire ticket ed attendere settimane e poi, spedire, attendere ancora,rispondere, gestire ecc ecc. Tempo che passa e che ‘costa’ alla fine più dell’alimentatore stesso.
Raramente sono arrivato ad aprire ticket, che anche se di marca, spesso sono solo gran rogne. Se il danno è alla mia portata, faccio io.
La prima cosa che abbiamo fatto con il rivenditore era vedere se avevano un alimentatore di uguale voltaggio e amperaggio nominale e connettore. Purtroppo non ce n’erano.
Io da qualche tempo sia a casa che in azienda tengo una scatola dove conservo gelosamente gli alimentatori dei prodotti dismessi.
La moria di questi dispositivi è tale che spesso mi sono tolto d’impaccio semplicemente sostituendo il pezzo con uno recuperato. Alla peggio se il connettore non è uguale basta una giunta sul cavo stando attenti alla polarità.
Ne ho anche un paio di “universali” che tengo per le situazioni disperate.
Aprire una RMA per un alimentatore da 2 euro è un costo del tutto ingiustificato e c’è qualcuno che richiede la restituzione dell’intero dispositivo con ulteriore disagio dell’utente finale.
Fortuna che lo spediscono senza volere indietro il pezzo guasto.
Cosi’ le spese di smaltimento sono a carico dell’utente finale :->