Paolo ha ben commentato il mito della competenza informatica delle nuove generazioni, oggi ho avuto una prova in prima persona.
Il fornitore porta da un cliente una stampante multifuzione ricondizionata. La configuriamo, la provo e la scheda di rete risulta guasta. Purtroppo per cambiare la scheda di rete bisogna cambiare la board che contiene tutta la logica di I/O (l’altra board contiene la logica di controllo della multifunzione), il fornitore si scusa e promette di tornare più tardi.
Dopo pranzo si presenta un tecnico (anagraficamente più giovane di me) che sostituisce la board con la giusta perizia.
Accendiamo la multifuzione e appare un codice d’errore sul display. Il tecnico presume un errore di collegamento di uno tra la dozzina di cavi. Stacca e riattacca tutte le connessioni, ma la multifuzione continua testardamente a mostrare il medesimo codice di errore all’accensione.
Decido di aiutare il tecnico e googlo il codice. Il primo risultato mi dà la soluzione: bisogna trasferire due chip con la memoria non volatile che contengono, tra gli altri, il numero di serie del dispositivo.
Faccio vedere la pagina al tecnico (e la traduco perché è in inglese), il quale, dopo un attimo di sorpresa, concorda con la diagnosi, sposta i chip e voilà la multifunzione non solo parte, ma ha, ovviamente, tutte le impostazioni e i contatori dei consumabili che aveva prima.
Uno potrebbe obbiettare che un tecnico dovrebbe conoscere la procedura per la sostituzione. A questa obbiezione rispondo con due argomenti: (1) i chip erano presenti nella spare part e (2) uno non può onestamente conoscere a menadito tutte le dannate procedure di tutte le cavolo di parti di ricambio.
Il fatto è che al tecnico, per sua ammissione, non era nemmeno passato per l’anticamera del cervello di googlare il codice d’errore, che è una delle prime cose che dovrebbe fare un cosiddetto nativo digitale.
Ancora una volta si è dimostrato che la differenza non è anagrafica tra il prima e il dopo un certo anno, ma tra chi sa utilizzare uno strumento facendolo proprio e chi ci convive più o meno bene.
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