La mia esperienza con la registrazione dei nomi a dominio e la loro amministrazione) inizia dal 1994.
Ricordo ancora le regole dei .IT come un solo nome a dominio per ogni società, i fax illeggibili che venivano rifiutati, i controlli periodici di raggiungibilità dell’utente postmaster, con relativi report nella mailing list del GARR, le registrazioni respinte perché il TTL non era quello desiderato o perché non c’era un record MX (il TTL e il record MX venivano corretti 5 minuti dopo l’avvenuta registrazione e nessuno si lamentava o revocava la registrazione).
Insomma, tutta la burocrazia .IT dei primi anni.
Nel 2014 i .IT si possono registrare senza inviare la LAR (che sia della versione corrente! poco importa se la rimandi cambiando solo il numero di versione e viene accettata comunque) e i documenti di identità via fax; ora tutti i registrar possono registrare un nome a dominio senza passare carta, esattamente come i .COM
Non esattamente.
In questo momento possiedo solamente due nomi a dominio .IT, uno è SIAMOGEEK.IT che un furbastro aveva registrato e voleva rivendermi; quando non l’ho considerato, ho semplicemente aspettato un anno e l’ho registrato io.
Il secondo è un nome che ho registrato ieri per motivi di lavoro. In questo frangente mi sono reso conto ancora una volta che in Italia la burocrazia è dura a morire e, nella migliore delle ipotesi, inizierà a morire (enfasi su inizierà) quando la biologia porterà via una generazione di vecchi burocrati.
La registrazione di un .COM è la medesima da che mi ricordo: selezioni il nome, confermi il carrello, paghi, arrivederci e grazie: il dominio è tuo, configura il DNS e facci quel che vuoi. Nella mailbox arriva una mail di conferma del registrar e, solo di recente, la mail periodica per la conferma del whois.
Ieri per registrare il .IT ho dovuto cliccare su Acconsento sia all’informativa sulla privacy del registrar sia su tutte le clausole della vecchia LAR: sei (o forse di più, non ricordo) campi TEXTAREA di legalese/burocratese con sotto altrettanti radio button. Tutto non per tutelare l’acquirente, ma per parare le terga al registrar e al NIC (burocrazia, insomma).
Dopo il pagamento effettuato con successo, mi arriva la mail del registrar che conferma la chiusura dell’acquisto del .IT, non mi curo di modificare il DNS o di fare altre modifiche perché in questo caso è una registrazione per bloccare un nome, quindi mi dedico ad altre faccende.
Dopo un’ora mi arriva dal NIC una mail testuale di 5k con oggetto “10300 – Nuova registrazione del nome a dominio” in cui ci sono i miei dati di whois, il mio codice fiscale e l’avviso che il nome a dominio è in stato [inactive, dnsHold] (senza la spiegazione delle implicazioni di questo stato, non sia mai!). A seguire l’elenco di tutte le clausole che ho accettato, che non ho letto prima, figuriamoci se le rileggo adesso.
Dopo un’altra ora (due dalla registrazione) una mail identica alla precedente come oggetto, dimensioni e contenuto con l’unica differenza dello stato che adesso è [ok]
Dopo un’ulteriore ora (tre dalla registrazione iniziale) due mail del registrar, una con l’authCode e l’altra con la conferma dell’attivazione del servizio e del pannello DNS. Qui però potrebbe essere il registrar a comportarsi così.
Con un .COM dopo due ore il sito sarebbe stato online, attivo e disponibile agli utenti da almeno 90 minuti.
Capisco che non sia bello lasciare a spasso gli impiegati burocrati, però possiamo destinarli allo scavo di buche, quantomeno non intralcerebbero il lavoro altrui. Oppure potrebbero riordinare e catalogare per bene tutti i fax che il GARR (poi NIC) ha ricevuto dal 1994 ad oggi.
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