Fare articoli che pontificano sui film di Star Wars è un po’ come il lato oscuro: facile, seducente e veloce.
E spesso di fa la medesima fine dei personaggi sedotti dal lato oscuro della Forza.
È il caso dell’articolo di Stephen Carter del 19 dicembre che parte dalla mancanza dei riferimenti ai Bothan in Rogue One per arrivare al solito discorso ritrito sulla centralità della specie umana nelle produzioni fantascientifiche.
Se è vero che gli umani sono centrali nelle produzioni di fantascienza, è altrettanto vero che i costi per truccare gli attori in maniera non ridicola sono elevatissimi e spesso si rischia di fare cose tipo Jar Jar Binks. Meglio gli umani. Ma tralasciamo questo discorso.
Stephen Carter prende una cantonata clamorosa perchè la famosa frase di Mon Mothma «Many Bothans died to bring us this information» è riferita ai piani della seconda Morta Nera che si vede in Return of the Jedi (1983), mentre Rogue One racconta la storia di come siano stati trafugati i piani della prima Morte Nera, distrutta in Star Wars del 1977.
Stephen Carter è onesto e ammette di aver preso una cantonata prima di proseguire con la sua teoria:
Può succedere di sbagliare ed è giusto riconoscere l’onestà di aver ammesso una colpa.
Dieci giorni dopo appare sul Post versione italiana la traduzione dell’articolo di Carter probabilmente (ma è una congettura) fatta sulla prima versione del testo.
Nel paragrafo prima di quello citato sopra si parla di Return of the Jedi:
A questo punto il lettore attento non capisce più un accidente, eppure la storia di Guerre Stellari è così semplice che il traduttore avrebbe potuto farsela spiegare magari da suo nipote.
Resta un’ultima domanda senza un’apparente risposta sensata: il motivo per cui è stato usato l’avverbio tragicamente per descrivere il titolo italiano di Return of the Jedi.
Lascia un commento