Ultimo giro – Parte 1

Inizio della STS-133
La Discovery al decollo per la STS-133

Dopo una apparentemente interminabile serie di inconvenienti tecnici e conseguenti rinvii, finalmente la missione STS-133 è iniziata con il decollo della navetta spaziale Discovery, dopo un countdown vissuto con il fiato sospeso per via di un ultimo inaspettato problema al range safety risolto poi nell’hold a T-5 minuti.

Salvo (improbabili) sorprese, questa sarà al terzultima missione prima della chiusura definitiva del programma Space Transportation System e l’ultimo volo della Discovery. A parte per questa nota storica, la missione registrerà alcuni importanti obiettivi.

Prima di tutto, la navetta spaziale porterà in orbita il MPLM Leonardo, rinominato ora Permanent Multipurpose Module per via del fatto che, da contenitore multiuso da trasportare nello spazio e far rientrare a terra, diventerà d’ora in poi una parte permanente della ISS, ampliandone così la superficie e la capacità di stoccaggio. Ricordiamo che i MPLM sono moduli costruiti in Italia su commissione della NASA che li ha “pagati” scambiando con il nostro Paese una parte del tempo di ricerca nei laboratori della ISS originariamente assegnato agli Stati Uniti.
Questi moduli hanno viaggiato per 12 volte nello spazio e, per l’appunto, uno di loro ora diventa parte integrante della stazione spaziale.  Leonardo ha subito alcune modifiche prima di poter essere spedito definitivamente nello spazio. Una modifica sostanziale è l’aggiunta della copertura isolante cannibalizzata dal Donatello (l’unico dei tre MPLM a non aver mai volato) e poi modificata – di nuovo in Italia – per offrire una protezione migliore contro i micro-meteoriti.
Leonardo sarà agganciato al portello inferiore del modulo Unity.

Altro importante carico trasportato in orbita è il celeberrimo Robonaut 2.
Rimasto per molti anni una curiosità da laboratorio di robotica, questo automa è ora un prototipo funzionante che dimostrerà le sue abilità ed eventualmente i suoi limiti in orbita in un vero veicolo spaziale. Robonaut è il risultato più recente di una idea risalente alla metà degli anni ’90: era un mezzo  per evitare agli esseri umani lunghe e pericolose EVA, senza tuttavia sacrificare la manualità che un astronauta può applicare anche ai lavori in orbita, nonostante il difficile ambiente.
R2 consiste grossomodo in un torso con due braccia e mani a 5 dita, mentre la sua testa contiene due telecamere che fungono da occhi. Controllato da remoto, R2 consente una visione tridimensionale simile a quella che gli esseri umani percepiscono normalmente e le sue dita a tre falangi promettono una destrezza pari o superiore a quella della mano guantata di un astronauta.

La Discovery trasporta anche il penultimo degli ExPRESS Logistics Modules. ll lettore interessato ad approfondire, può leggere i dettagli della missione sul sito della NASA oltre che sulla pagina dedicata della Wikipedia.

La prossima missione sarà la STS-134, attualmente pianificata per iniziare il prossimo 19 Aprile.


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Commenti

3 risposte a “Ultimo giro – Parte 1”

  1. Avatar Kurgan

    Ho cercato invano di seguire il lancio in streaming… troppo carico.

    1. Avatar Kazuma
      Kazuma

      Beh, la navetta di materiale tecnologico ne ha su un bel po’… ma da qui a dire che il carico è “troppo”…

      🙂 🙂

      Ok, torno nel mio brodo primordiale che è meglio….

      K.

    2. Avatar Luca Mauri

      Peccato, ieri è stato veramente emozionante, più del solito anche per via del problema dell’ultimo minuto 🙂

      Solo per la cronaca, riporto qui l’indirizzo dello stream della NASA TV in formato ASX http://www.nasa.gov/55644main_NASATV_Windows.asx (si può visualizzare su un gran numero di sistemi, anche con lettori open source come VLC, ad esempio).
      Io ho seguito tutti i lanci della navetta dopo il disastro del 2003 e questo stream è sempre stato affidabile.

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