Mainframe è un termine che ricorda la prima era dell’elaborazione elettronica dei dati.
Adesso siamo abituati alla virtualizzazione, all’elaborazione massiccia di dati, a server che non si fermano mai… Invece i mainframe erano sistemi che facevano elaborazioni massicce, non si fermavano mai e potevano virtualizzare altri computer.
Certo, erano un tantinello più grossi, vuoi perché la tecnologia non permetteva la miniaturizzazione attuale, vuoi perché a IBM piaceva far le cose in grande.
A partire dalla fine degli anni ’80 del secolo scorso i sostenitori dei mainframe erano visti un po’ come dei dinosauri da parte dei fautori della nuova ondata dell’informatica fatta da macchine compatte Intel-based e similari (e mi ci metto anche io nel gruppo). Eppure quei cosi erano quasi indistruttibili: dovevi sparare alla scheda del processore mirando bene alla CPU per fermarli. Non erano fatti per avere un’interfaccia di design, erano fatti per fare il loro lavoro.
Da quei primi temi di diffusione dell’informatica personale c’è stato un altalenarsi di concetti che volevano l’elaborazione ora centralizzata, ora distribuita. Probabilmente saremo condannati per l’eternità a passare ogni lustro da un paradigma ad un altro.
Anche la NASA spegne il suo ultimo mainframe, probabilmente sostituito da macchine basate su UNIX, un sistema operativo nato nel 1970 e risorto come la Fenice una quindicina di anni fa, posto che sia mai morto. (via NASA blog)
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