Come ogni romanzo di Charles Stross, anche Neptune’s Brood è un vulcano di invenzioni e idee.
Siamo in un distante futuro di transumani in cui la velocità della luce non solo non è superabile ma viene utilizzata per elaborare sofisticate frodi finanziarie.
In questo contesto la popolazione si sposta trasmettendo la propria personalità da un sistema stellare ad una altro attraverso trasmissioni laser.
In questo racconto Stross pone molto l’accento sul lato economico-finanziario, infatti la protagonista Krina Alizond-114 proviene da una famiglia di banchieri per conto dei quali sta facendo un pellegrinaggio di studio in vari mondi.
La trama non è certo povera di colpi di scena che rendono il libro unputdownable; a questi si affiancano le consuete invenzioni strossiane che vanno dai pipistrelli assicuratori ai calamari socialisti alla setta religiosa per cui una Soyuz rappresenta un’icona di culto.
L’unico appunto che mi sento di fare è che il finale mi ha dato l’impressione di essere un po’ troppo frettoloso, ma per il resto è un racconto godibilissimo.
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