Lo dico subito: non sono mai stato un fanatico del fenomeno delle APP, specialmente quando venivano spacciate come “evoluzione” del web.
Riconosco che quando è nato l’iPhone le reti cellulari non erano dei fulmini di guerra per la trasmissione dati, i siti non erano (più) ottimizzati per connessioni a bassa velocità e ovviamente non esisteva (ancora) il concetto di “versione mobile del sito”.
In sé la APP disaccoppia i dati dalla presentazione: la presentazione risiede staticamente sul telefono (client) e i dati vengono pescati dinamicamente dal server via http[s]. Questa tecnica riduce notevolmente il traffico dati perché la presentazione (la APP), che è la parte più cospicua dal punto di vista del traffico, viene trasmessa solo in fase di installazione/aggiornamento.
Ma c’è un pericoloso risvolto della medaglia: una APP è un vero e proprio programma che gira sul telefono a cui vengono concessi dei permessi di accesso da parte dell’utente (si spera in maniera consapevole). Senza contare il fatto che spesso una APP “presenta” dei contenuti del web, senza però offrire la possibilità di ricavare un riferimento ipertestuale (URL) a quei contenuti per trasmetterli o referenziarli altrove. In alte parole, rompe uno dei fondamenti del WWW.
Si può star qui a disquisire sull’opportunità di avere un sistema con più o meno granularità di permessi, ma alla fine la questione è una: le APP tendono a chiedere più privilegi di quelli che hanno bisogno, nel nome della oramai logora “migliore esperienza di utilizzo”.
Facebook è un chiaro esempio di questa espansione e trasformazione verso qualcosa che diventa onestamente eccessivo. Se si guarda l’applicazione per Android, i permessi richiesti sono poco giustificabili ad una prima analisi. Non sono, ovviamente, tirati a caso, ma l’applicazione di Facebook inizia a diventare onestamente troppo invasiva.
Tantopiù che è un’applicazione pachidermica che impiega un bel po’ di tempo a partire (ok, ultimamente meno di qualche mese fa) e va a ficcare il naso troppo negli affari dell’utente.
Ho provato ad andare su Facebook con il browser integrato in Android 4.1: la navigazione è stata trasferita automaticamente in https sulla versione mobile del social network. Il sito si è aperto all’istante e ho trovato le stesse cose che trovo nella versione desktop.
L’icona dell’APP sul desktop del telefono può essere sostituita dall’icona relativa alla pagina di Facebook registrata nei preferiti del browser; per fare ciò registrare https://m.facebook.com nei preferiti, visualizzare l’elenco dei preferiti, tenere premuto il riquadro relativo a Facebook e quando viene visualizzato il menu contestuale selezionare l’opzione che crea un link sul desktop (vedi immagine in apertura dell’articolo).
In questo modo se accedo a Facebook dal telefono non ho più un programma che va a vedere i miei contatti, non tenta di scoprire dove sono appena viene avviata, non guarda i log delle chiamate, non guarda le applicazioni che girano…
Certo, dalla galleria delle immagini non posso più selezionare il comando “Condividi su Facebook”, ma non sono (ancora) rincoglionito al punto tale da non essere in grado di allegare un’immagine dall’interfaccia web.
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