Non sempre mi piace quello che scrive il noto giornalista italiano Giuseppe Severgnini, però leggo i suoi articoli con una certa regolarità. Stamattina mi ha attirato la sua lunga apertura su La lettura, settimanale del Corriere della Sera dedicato alla cultura, ai libri e ai media in generale.
L’articolo intitolato Sette giorni fuori rete tratta appunto del test effettuato dalle stesso autore di rimanere disconnesso da Internet per uan settimana.
La riproduzione dell’articolo è disponibile anche sul sito del giornale.
Severgnini inizia il 9 febbraio a spegnere 3G e WiFi sull’iPhone, a mettere un messaggio out-of-office sulla casella di posta elettronica e a consegnare l’iPad al figlio perché glielo sequestri.
Come potrete leggere nell’articolo, nei giorni seguenti il giornalista cerca di darsi da fare utilizzando sempre la tencologia, ma senza collegarsi a internet.
Fa delle telefonate, si fa mandare dei fax, guarda la televisione, si fa racconare dai colleghi quello che succede e si informa come si faceva una volta: aspettando il telegiornale delle 20:00.
Finita la lettura di questo articolo mi sono fermato a riflettere.
Una persona che vive e lavora al giorno d’oggi possibile che non capisca quanto internet sia radicata in ogni nostra attività?
Siamo ancora fermi allo stato di considerare vera l’equazione Internet == World Wide Web e viceversa?
Non arrabbiatevi, allora, se poi vi chiamano utonti, ve lo meritate!
Il giornalista Severgini ha una vaga idea di dove transitino le sue telefonate dal telefono mobile o dal fisso?
E invece i fax? Qualcuno gli ha spiegato cos’è la RTG, cos’è il VoIP e come funzioanno oggi le telecomunicazioni?
Ha una idea di come facciano le compagnie aeree ad emettere i biglietti e da dove arrivavno quelli che lui ha orgogliosamnete ricevuto tramite fax?
Comunque, non fermiamoci al lato prettamente tecnico che, dopo tutto, può essere al di la della preparazione di un letterato medio. Poniamoci invece la domanda che ogni buon giornalista dai tempi di Il domani non muore mai si fa tutti i giorni.
Perché?
Qual’è la ragione di questo articolo? Si tratta di una guida su come iniziziare una sorta di disintossicazione dalla rete?
Quindi pare che l’uso di internet debba essere accomunato a una brutta abitudine come fumare o mangiare cibi troppo grassi; qualcosa che bisogna smettere di fare.
Però Severgnini si è forse dimenticato di essere un privilegiato, qualcuno che può permettersi di fare un cambio radicale nelal sua vita e di avere altri che lo aiutano a sbrigarsela comunque. Qualcuno a cui dettare, qualcuno da cui informarsi, qualcuno che fa le cose che lui si è impedito di fare.
Non tutti hanno questa fortuna.
Immaginate di chiamare l’Amministratore Delegato e dirgli «Devo mandarle una email, ma mi sono imposto di non usare internet. Gliela detto, se la scriva da solo».
Oppure pensate al fotografo che chiama in Redazione «Ho pronto le 10 foto che mi avete chiesto. Mi sono imposto di non usare la rete, quindi non posso farvi l’upload su FTP. Ora torno a casa, guardo sulle Pagine Gialle, vado da un service, le faccio stampare e le mando per corriere in un giorno o due».
Siamo seri: internet (e NON sto parlando solo del WWW) fa parte della nostra vita da molti anni ed è diventato uno strumento di lavoro come il telefono o come la carta e la penna a sfera, invenzioni che sembravano troppo moderne fino a non molto tempo fa.
Vogliamo fare un discorso serio sui nuovi media e sui nuovi metodi di comunicare? Ben venga!
Ma non lasciamoci andare a commenti semplicistici e a forme parodistiche di neo-luddismo.
Alla fine mi resta una domanda appesa nella testa: questa esperienza che Severgnini ha chiamato Quaresima 2.0 a che cosa è servita?
Forse a riempire due pagine di carta stampata?
A farsi invitare da Daria Bignardi in TV?
Per piacere, ditemi che non è così.
PS: Dato che l’argomento trattato in questo post è la disconnessione, mi è sembrato un buon candidato per un esperimento riguardo l’esatto opposto, la connessione continua.
Si tratta del mio primo articolo non scritto tramite l’interfaccia web di WP sul sito di SG da un PC, ma composto tramite l’apposita App da un tablet. Credo sia il primo post in assoluto su questo blog, ma smentitemi, se mi sbaglio.
Per il momento si tratta appunto di una prova, ma senz’altro avremo modo di tornarci sopra nei prossimi giorni.
Lascia un commento