Il sito Ashley Madison ha subito un attacco che ha trafugato dati aziendali sensibili e, sembra, i dati di 34 milioni di utenti, che sarebbero già stati pubblicati da qualche parte.
Sembra una notizia come molte altre: un sito viene hackerato e i dati finiscono online, è quasi una spiacevole abitudine.
Ma il sito ha uno scopo ben particolare che rende la trafugazione dei dati un attimino più degna di essere commentata.
Libero subito il campo da eventuale malintesi: il mio non è un giudizio morale. Dal mio personale punto di vista, le persone maggiorenni e consapevoli possono comportarsi come accidenti vogliono, affrontando le conseguenze delle loro azioni.
Ashley Madison è (era?) un sito in cui le persone con un partner fisso in cerca di avventure possono (potevano?) contattare altre persone nella medesima situazione. Sono ammessi anche i single, ma secondo le FAQ “If you are single and wish to meet an attached person, you’re probably going to have to try a little harder. Single people don’t have as much to risk. We suggest that you remain patient and keep trying.”
Insomma, un sito che fa leva sul desiderio di evadere e di correre dei rischi.
Tutto legittimo, ognuno si diverte come meglio crede, nei limiti della legalità, ma…
Ma 34 milioni di individui (posto che tutti gli account siano mappati su persone diverse e non ci siano doppi o account finti) non hanno pensato che il sito a cui stavano dando informazioni personali (foto incluse) potesse avere delle falle di sicurezza. E, stando ad alcuni articoli del blog del sito, ci potrebbero essere anche delle foto compromettenti.
E questo ci porta ad una regola aurea di Internet: quando un dato è su Internet, anche in un sito protetto, è su Internet. Potrebbe rimanere riservato per lungo tempo, ma non è detto che lo sia per sempre.
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