A lezione di disinformazione /1


Qualche giorno fa mi sono imbattuto in un post allucinante dal titolo “La vittoria del terrapiattismo sulla scienza” scritto da uno dei tanti bufalari analfabeti funzionali in cerca di visibilità.
Il post è un tale concentrato di falsità e finte verità che anche mia figlia di 14 anni non ci cascherebbe ed è proprio questo che mi ha fatto pensare di utilizzarne alcuni frammenti per mostrare qualche esempio di come si possa fare disinformazione.

Mi sembra più che opportuno iniziare da questa frase:

Leggetela bene con molta attenzione perché riassume il cuore del pensiero complottaro.

Tradotto: il cattivo “mainstream” vuole ucciderci e lui, il guru, diventa il nostro salvatore, colui che ti indica la strada giusta, elargendo i suoi preziosi consigli dall’altro della sua esperienza in quell’ambito.

Un classico. Un vero e proprio classico.

Quando parlo di disinformazione nelle scuole e introduco l’argomento sui danni che questa può generare, premetto sempre che le bufale e le fake news non sono sempre pericolose ma che lo possono facilmente diventare. A dimostrazione di questo utilizzo qualcosa di molto simile a quella frase, ispirandomi ad una vicenda (purtroppo realmente accaduta) di una donna con un tumore al seno curabile che fu convinta da qualcuno ad abbandonare la chemioterapia per seguire le “cure non mainstream” di un “medico” (radiato nel 1986) che la portarono alla morte.

Questo tipo di messaggi, di frasi ad effetto, funzionano perché quando stiamo male, quando proviamo quella sensazione di paura e insicurezza siamo molto più vulnerabili a certi bias e pur di stare meglio diventiamo facili prede delle promesse e dei consigli del guru di turno o, più comunemente, di qualche amico chiaramente “non mainstream“. E lo facciamo senza approfondire quale sia la loro vera competenza, ma perché “ci fidiamo di lui” e ci fermiamo, quindi alla prima informazione, senza approfondire.

Si chiama “Bias dell’ancoraggio” e rappresenta proprio la nostra propensione a partire da un punto di riferimento (appunto, l’ancora) e al massimo fare aggiustamenti per confermare la propria valutazione. E l’atuore di questo post gioca proprio su questo… spara una serie di affermazioni, spesso false, o poco vere o decontestualizzate, per guadagnare credibilità negli adepti.

In questo contesto il “coronavirus” è l’elemento che ci colpisce, quello che ci spaventa e ci preoccupa e ci fa cadere le nostre barriere e la soluzione è che per sopravvivere basta non seguire quello che ci dice la medicina… , anzi fare l’esatto contrario.

Chissene se non funziona.
A lui questo non interessa perché tanto queste persone non si lamenteranno (magari non lo faranno per sempre) e lui ha ottenuto la sua visibilità e, magari, qualche soldino in più.

Alla prossima!

Nota:
Originariamente questo articolo è nato come un post che ho pubblicato sulla mia pagina Facebook il 15 Maggio. Ma ragionandoci a posteriori e rileggendo il post che lo aveva ispirato, ho pensato che poteva essere un modo per aiutare qualcuno a sviluppare un vero pensiero critico e, magari, evitare di cadere nelle trappole della disinformazione.


3 risposte a “A lezione di disinformazione /1”

  1. Io dico sempre che dovrebbero istituire il reato di falsa informazione, così finalmente chi diffonde queste minchiate verrebbe punito come si deve.

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